martedì 3 febbraio 2015

IL VOTO E LA PROTESTA. VADEMECUM PER IL CITTADINO FELICE

Chi vive in uno Stato democratico ha nelle sue mani lo strumento più potente che si possa immaginare: il voto.
Chi si reca in una cabina elettorale perché chiamato ad esprimere la propria scelta politica ha la possibilità concreta di cambiare lo stato di cose non solo per sé ma anche per l'intera comunità.
Per questo rinunciare al voto non è mai una scelta saggia. L'astensionismo non garantisce il cambiamento perché per ogni persona che decide di non votare potrebbe essercene un'altra che farà una scelta elettorale sbagliata.
Il problema nasce quando ci si reca in cabina con la mente non lucida ma offuscata dalle mille promesse lecite o illecite fatte dal candidato di turno. Le difficoltà nascono quando ci si rifugia nel più bieco clientelismo utilizzando il voto, quindi la nostra libertà, in cambio di qualcosa che magari, come nel caso di un posto di lavoro, ci spetterebbe di diritto.
E' il caso di riflettere meglio e capire che se l'elettorato smettesse di farsi corrompere e votasse secondo coscienza -pulita- si potrebbe eleggere una classe politica degna di attuare i cambiamenti radicali che gioverebbero a tutti e non soltanto al singolo.
Certo, disporre di una classe politica completamente immune dalla corruzione non è cosa così manifesta. Chi ci governa non dovrebbe avere interessi materiali perché altrimenti, come spesso accade, finirà prima o poi con il rivolgere la sua attenzione verso questi interessi privati, piuttosto che verso quelli comuni, arricchendosi personalmente o favorendo alcune persone a scapito di altre.
Senza dubbio Platone aveva ragione nel sostenere che coloro che hanno il compito di governare devono essere sapienti, sebbene il suo modello di Stato risulti difficilmente realizzabile.
Ma c'è un elemento, troppo spesso sottovalutato, che è alla base di ogni cambiamento ed è anche alla base di uno Stato giusto: l'educazione.
Si devono educare gli uomini a essere buoni cittadini; tale compito spetta alla famiglia, che dovrà educare al bene, e alla scuola, che  garantirà un'adeguata formazione. Ma perché ciò avvenga sia la famiglia che la scuola dovranno avere alla base una solida scala di valori.
I cittadini giusti, a loro volta, formeranno uno Stato giusto perché saranno in grado di scegliere tra loro i migliori a governare. Infine questi adempiranno convinti al proprio compito, operando per il benessere collettivo.
Tuttavia bisogna chiedersi se una concezione della politica di questo tipo sia davvero realizzabile o sia pura e semplice utopia.
I cittadini hanno anche un'altra importante arma: la protesta.
Se in un Paese la corruzione regna sovrana essi hanno il dovere morale di insorgere, altrimenti dimostrerebbero di essere conniventi con questo grave stato di cose.
La protesta, tuttavia, diventerebbe inutile se una volta tornati in cabina elettorale la nostra mente venisse nuovamente offuscata dalle sordide parole di qualche politico poco corretto e corrotto.
Quindi il vademecum per il cittadino felice ci avverte che bisogna protestare per liberarsi di una classe politica inadeguata, che erroneamente è stata messa a governare, per poi recarsi al voto facendo una scelta saggia e eleggendo solo i "migliori" che sono stati preventivamente e saggiamente selezionati per la candidatura.
Difficile realizzare tutto ciò? Certamente, ma non ci si può permettere di cadere nell'anarchia.
Ricordiamoci sempre che tutto passa dalla rivoluzione culturale.
La cultura e la conoscenza possono sconfiggere le brutture della società.
Siate cittadini attenti perché solo voi potrete partorire uno Stato giusto e insieme a esso la felicità e il benessere collettivo.
©DeniseInguanta 
Articolo presente anche in 
Agrigento Sette
e in AgoraVox



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