La storia segue un sottile filo che si dipana tra quello stato di falsa quiete e apparente passività rappresentato dall'attesa.
Vincenzo Zaccaria è un giovane avvocato penalista di Napoli, chiamato a difendere scippatori, spacciatori e altri piccoli delinquenti.
Un giorno si ritrova a difendere Lorenzo Botticelli, un vecchio conoscente. Quest'ultimo, infermiere presso la clinica "Rosa dei venti" dove si dedica alla cura dei malati di cancro, intreccia una torbida relazione con la professoressa Patrizia Romano, figlia di uno dei suoi assistiti. Ma il legame tra i due è caratterizzato da pratiche sadomaso con strangolamento e quando la donna viene trovata strangolata nel parcheggio della clinica immediatamente i sospetti ricadono sull'infermiere.
Lorenzo, dunque, si affida all'avvocato Zaccaria che lo ritiene in buona fede e che tenterà in ogni modo di far assolvere il suo assistito, nonostante Polizia e Pubblico Ministero abbiano ratificano velocemente l'arresto accusando l'infermiere. Da qui segue il resto della storia.
Un noir ben scritto e strutturato, quello di Passaro, avvocato di professione e dunque avvezzo a questo genere di pratiche giuridiche. Ma lo scrittore, oltre all'iter processuale di Botticelli, descrive in modo preciso Vincenzo Zaccaria, dalle sue passioni al suo vissuto, e si sofferma in modo altrettanto efficace sulla descrizione degli ambienti e degli abitanti della sua Napoli.
Ma ciò che viene fuori in modo deciso dal noir "Attesa di giudizio" è la voglia di fare realmente luce e giustizia sulle vicende reali per difendere la dignità e l'umanità di ciascuno di noi.
Presentazione della casa editrice: In una società che vuole tutto e subito, dove esitare significa escludersi, che valore può ancora avere l’attesa? In che modo giudicare il dubbio? Quanto senso tributare all'incertezza? Ed è proprio di attese che si nutre e racconta il testo di Francesco M. Passaro nella cronistoria di un doppio processo. Il primo giuridico, l’altro mentale. Entrambi inesorabilmente legati alla paralisi emotiva, all'ipnotica sfiducia che blocca spirito e reazioni. Ecco allora un giovane avvocato penalista alla ricerca di risposte esistenziali, di legame risolutivo, un imputato smarrito sbrigativamente accusato di omicidio, un pubblico ministero ansioso di ratificare il verdetto d’accusa, e una Napoli lacerata tra il glorioso passato e un futuro precario, indigente. Anime dunque sospese nel limbo dell’attesa che indugiano e riflettono, rinviano e sperano, procrastinano decisioni o si affidano al destino sino all'esasperazione, al punto di rottura. L’attesa si veste dunque di coscienza, l’ignavia di disperazione e l’arresa di coraggio. L’inerte prende vita, riaffronta l’esistenza, squarcia il velo delle consuetudini, si ribella. E "Attesa di giudizio" trascende i confini del romanzo noir a sfondo giuridico per accompagnare il lettore tra paure e remore della psiche umana. Analizza, racconta e muove un appello consapevole che le più brillanti soluzioni possono spesso nascere da lunghe attese, infinite cogitazioni.
Incipit
Quando Lorenzo Botticelli entrò in studio c'era qualcosa di strano nel modo di avanzare. Immerso nei pensieri sedette davanti a me e abbozzò un sorriso che pareva un'onda a mezz'aria. Mi scrutò negli occhi e cadde il silenzio.
Quarta
di copertina: L’attesa è uno stato di falsa quiete e apparente
passività. Chi aspetta in realtà freme, si cruccia, esita o
impazzisce per ciò che non c’è. E in amara attesa di senso
fluttua Vincenzo Zaccaria, giovane avvocato napoletano alle prese con
il primo caso importante, schiacciato da insormontabile inquietudine
alimentata da fragilità e rinnovate crisi d’abbandono che minano
animo e serenità. Attende pure Lorenzo, ingenuo infermiere accusato
di omicidio, il giudizio su un processo con sentenza già scritta.
Sospensioni cariche di apprensione e aspettative che avviliscono
speranze, rendono impotenti di fronte all'arroganza di chi giudica
e punisce. Immobile appare anche la vecchia Napoli, scenario stanco e
arreso all'insolubilità delle proprie contraddizioni. Ecco che in "Attesa di giudizio" Francesco M. Passaro racconta con delicatezza e
precisione il particolare senso di smarrimento che la vita obbliga ad
affrontare, delle accuse, dei meccanismi di difesa, che il lungo
processo dell’esistenza ha in serbo per tutti. Colpevoli o
innocenti.
Autore: Francesco M. Passaro nasce e risiede a Napoli. E' un avvocato penalista.
Libri pubblicati e altri lavori: Ha all'attivo numerose pubblicazioni su Diritto e Giustizia ma anche versi poetici sullo Specchio de La Stampa, documentari e cortometraggi.
Ha scritto, diretto e interpretato Parassiti, corto finalista al Festival di Lenola 2002. Nel 2012 firma la regia di Delitto Non Previsto, presentato alla VI Rassegna di Cortometraggi Stenik di Aprilia e al Festival Indipendente di Roma 2012.
©DeniseInguanta
Francesco M. Passaro
"Attesa di giudizio"
prefazione di Noa Bonetti
Iris 4 Edizioni
144 pp., 13,50 euro
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