Patrizio Pacioni, scrittore, blogger, drammaturgo, è
nato a Roma ma vive da oltre dieci anni a Brescia, è autore di dodici romanzi,
di una raccolta di racconti, di due libri di fiabe.
Nel 2006 ha creato il
personaggio del commissario Leonardo Cardona, protagonista dei suoi romanzi gialli.
È inoltre autore di opere teatrali, per lo più di genere brillante, che hanno
riscosso grande successo di pubblico.
Il suo sito www.patriziopacioni.com e il suo blog https://cardona.patriziopacioni.com
sono ricchi di informazioni utili e letture interessanti.
Lo abbiamo intervistato per farci rivelare il segreto
della sua carriera così brillante e della sua arte.
Patrizio Pacioni |
Sei scrittore, drammaturgo e blogger. Qual è il
primo libro che hai letto e che in qualche modo ti ha condotto verso il mondo
della scrittura?
Me
ne arrivarono in regalo tre, tutti insieme, in occasione della mia prima Comunione:
«Pinocchio», «I ragazzi della via Pal» e
«Le avventure di Tom Sawyer», che lessi nello stesso ordine, passando da
un’emozione all’altra. Pochi mesi dopo, con un cambio di velocità e di
direzione fin troppo brusco, passai alle pile di Gialli Mondadori dei miei
fratelli maggiori. Fui affascinato e rapito immediatamente dalle storie di Edgar
Wallace, Erle Stanley Gardner, Agatha
Christie e, naturalmente, di quello che poi sarebbe diventato il mio Maestro,
l’immenso Ed Mc Bain. Mi appassionava così tanto leggere delle gesta dei
criminali e delle complesse indagini dei vari investigatori, che decisi che, un
giorno, me le sarei raccontate da solo, inventando ambientazioni e situazioni
che più mi affascinavano. Così feci, così faccio ogni giorno che passa e così
farò fino all’ultimo respiro che la vita mi permetterà di fare.
Hai all’attivo la pubblicazione di numerosi libri.
Ci sono delle situazioni particolari che mettono in moto la tua vena creativa?
C’è
chi va in giro guardando le vetrine, io guardo le persone che incontro. C’è chi
vede e ascolta i notiziari della tv solo per acquisire informazioni e
approfondimenti, per me quello che conta, quello che mi attira davvero, sono i
retroscena di situazioni, i processi psicologici che portano i protagonisti della
cronaca, della politica, dello spettacolo e dello sport a prendere determinate
scelte, a fare determinate dichiarazioni e a tenere determinati comportamenti:
insomma, l’aspetto della costruzione della realtà, così simile a quello della
narrazione, per me, inevitabilmente, finisce per prendere il sopravvento sulla
realtà stessa. E ogni volto, ogni gesto, ogni ambiente, finiscono per andarsi
ad aggiungere al magazzino dal quale attinge la mia voglia di raccontare.
Com’è nato il personaggio del commissario Leonardo
Cardona?
Più
che nascere, il dottor Leonardo Cardona si è imposto. Voglio dire che quando mi
venne in mente il suo nome e la sua figura, al momento di scrivere «Seconda B»
che pur non essendo uscito per primo in libreria è da considerarsi il romanzo capostipite
della saga di Monteselva, il commissario doveva essere semplicemente un
coprotagonista, una figura del tutto secondaria. Come spesso accade a noi
scrittori, però, quel delirio di
onnipotenza che ci fa credere di poter essere artefici del destino delle nostre
creature di carta, in certe occasioni viene clamorosamente annichilito dalla
forza di determinati personaggi dal carattere forte. Nel caso di Cardona,
fortissimo. Insomma, come già ho avuto modo di dire, un certo giorno il commissario
è uscito dalle pagine di «Seconda B» per sedersi nel mio studio, dove tengo il
“computer da lavoro”, pretendendo, quando lo giudica opportuno, di condurre
nuove indagini e di vivere nuove avventure che io, ovviamente, non posso
rifiutarmi di ideare e scrivere.
Com’è nata l’idea di aprire il tuo blog?
Condurre
un blog, per chi come me considera fondamentale il rapporto con la società che lo circonda, è una vera e propria
necessità. In https://cardona.patriziopacioni.com/ , grazie anche agli amici che collaborano con
me nella conduzione, si parla di tutto: attualità, scrittura, teatro, cinema,
solidarietà, costume … Dopo la disavventura vissuta nel 2015, allorché un
attacco di cui non ho ancora capito l’origine e gli
scopi, distrusse migliaia di post, frutto di anni di assiduo e alacre impegno
in Rete, il blog è rinato più forte e articolato di prima, con nuove rubriche e
nuovi contributi. Lo considero un mezzo di comunicazione e di confronto con
centinaia di visitatori al giorno, funzionale, snello e, soprattutto diretto e,
ormai, per me irrinunciabile.
Sei anche un drammaturgo. Con la compagnia Le Ombre
di Platone hai portato in scena la commedia “Sua Eccellenza è servita”, scritta
con l’ottimo Salvatore Buccafusca e in cui recita la splendida Guenda Goria.
Prossimamente continuerai a portare l’opera in giro per l’Italia. Ma quante
soddisfazioni ti ha già dato questa commedia?
«Sua
Eccellenza è servita» è si “commedia” a tutti gli effetti, ma con ampi spazi e spunti d’introspezione
psicologica, momenti inattesi di
vibrante drammaticità e significativi richiami a grandi autori del passato,
prima di tutti Pirandello. Con la regia di Giancarlo Fares e un cast di
eccezione (oltre a Guenda e a Salvo Buccafusca, Antonio Conte, Mimma Lovoi, Francesco
Sala e Marco Blanchi) è un’opera che effettivamente ha ricevuto un positivo
riscontro sia in termini di pubblico che di critica. Riprenderà il suo cammino nel prossimo
gennaio dalla Sicilia (saremo da venerdì
11 a domenica 13 a Palermo), con rinnovato entusiasmo e con tanta voglia di
stupire. Un propellente che, per un gruppo come quello delle Ombre di Platone,
pieno di voglia di fare e di farsi conoscere, tra poco in cartellone anche al
Boni di Acquapendente con il dramma «Roma
Criminale» ispirato alle vicende della banda della Magliana, ha avuto e tuttora
ha una potenza e un’efficacia inestimabile.
Una parte della tua produzione teatrale riguarda
l’inchiesta. Parlaci di “Diciannove + Uno”, dramma che tornerà presto ad essere
rappresentato.
Il
mio approccio al Teatro d’inchiesta risale al 2015, allorché la Compagnia
Stabile Assai portò in scena in diverse piazze italiane, tra le quali il
prestigioso Teatro Sociale di Brescia, nell’ambito di uno dei più prestigiosi
calendari italiani, quello del C.T.B. Centro Teatrale Bresciano, il dramma di
mia composizione «La verità nell’ombra»
ispirato al processo ai responsabili della strage di Portella della
Ginestra che a suo tempo si tenne presso il tribunale di Viterbo. Da allora è
partito un imporatntee tumultuoso
percorso, proseguito poi (appunto!) con «Diciannove + Uno»: una
verosimile ipotesi sulla misteriosa scomparsa, avvenuta nel
1962 nelle acque del Mediterraneo meridionale, della motonave Hedia e del suo
equipaggio. La pièce, rappresentata già
da due compagnie (dopo la Stabile Assai, in versione completamente
rivista e ristrutturata, l’ha messa in scena anche La Lanterna Teatrale) si è
aggiudicata prestigiosi riconoscimenti in importanti concorsi internazionali di
drammaturgia. Nella stessa direzione di
ricerca e ricostruzione vanno altri due
drammi: «Amaranto - Amaro amianto»
e «Marzia e il Salumiere» che saranno in teatro nel prossimo anno.
Hai ideato e condotto il corso di scrittura di genere “Dal blu di
china al giallo-noir”. In un paese come il nostro, dove tutti scrivono e pochi
leggono, quali caratteristiche deve avere uno scrittore per distinguersi?
«Non
si può fare di uno un grande scrittore, solo attraverso l’insegnamento: ci
vuole qualcosa in più, qualcosa che gli uomini chiamano “talento”!» si è soliti
dire, ed è vero. È vero anche, però, che
indirizzare quella vena creativa che è in dotazione, più o meno, a ogni essere
umano, male non può fare, come male non può fare qualsiasi miglioramento, in
qualsiasi campo, artistico e non. Detto questo, il corso che hai citato, che ho
ripetuto diverse volte in realtà locali diverse, è sostanzialmente diverso
dagli usuali corsi di scrittura: si tratta di un seminario di secondo livello
nel corso rivolto a persone che già sono impegnate, a qualsiasi livello, nel campo della narrativa, nell’intento di
individuare con maggiore consapevolezza i modi e gli scopi della scrittura
gialla e di fornire strumemti idonei a praticarla nel migliore dei modi. Quanto
alle doti che deve possedere e
coltivare un autore per distinguersi dagli altri, prendendo spunto da quanto
già detto, la risposta è molto facile: sono 3 T (non quelle peraltro
celeberrime di Cremona) e cioè Talento, Tecnica e Tenacia.
Quali sono i tuoi prossimi progetti artistici?
Del
prosieguo della mia carriera teatrale ho già ampiamente fatto spoiler. Aggiungo
un grande evento, in arrivo entro fine anno, impegnativo e sfidante, che ho
ideato io stesso e al quale tengo moltissimo,
di cui sarò Direttore Artistico; si saprà molto presto di cosa si
tratta. Per la scrittura, infine, nel 2019 tornerà Cardona con un “romanzone”
dall’intreccio complesso e (spero) appassionante.
Insomma
si va avanti, a passo spedito e in più direzioni: la vita è una soltanto e le
passioni si devono vivere intensamente e senza risparmio.
©DeniseInguanta
©DeniseInguanta
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