martedì 17 settembre 2024

L’algoritmo della vergogna e le altre storture della scuola italiana


Algoritmi killer, assunzioni a tempo indeterminato che arrivano dopo anni o addirittura quando è quasi giunta la pensione, il balletto dei concorsi per ottenere il ruolo, il conseguimento dei titoli culturali a pagamento per aumentare il punteggio nelle graduatorie, ormai da tempo questi e altri problemi caratterizzano il mondo della scuola tanto bistrattato dalla politica.

In questi giorni di inizio del nuovo anno scolastico si parla tanto dell’utilizzo dell’algoritmo come sistema usato dai provveditorati per reclutare i docenti. Un sistema assolutamente fallimentare che, inventato in tempi di pandemia per evitare le convocazioni in presenza, è poi rimasto in uso invece di essere abolito perché malfunzionante. Ma in Italia si cancellano le novità positive (come lo smart working che ha subito una drastica riduzione dopo la pandemia) e si mantengono quelle negative. A causa dell’algoritmo anche quest’anno migliaia di docenti con punteggio alto si sono visti scavalcare dai loro colleghi con punteggio più basso perché ritenuti rinunciatari non avendo indicato nell’istanza per le supplenze tutte le sedi possibili e anche immaginabili visto che le domande per le GPS sono state compilate a luglio e, come ormai abitudine di questi anni, senza conoscere le disponibilità delle cattedre.

Come si può chiedere a un docente di compilare alla cieca una domanda per ottenere un posto di lavoro che, a seconda di dove sarà ubicato, potrà mettergli a soqquadro la vita per un anno? Cos’è una lotteria? Vince il posto migliore chi è più fortunato? Non è forse questa una vergogna tutta italiana? Così, ad oggi, tanti docenti precari da anni con punteggi notevoli sono rimasti a casa nell’attesa delle convocazioni dalle graduatorie di istituto che però non garantiscono incarichi con contratti fino alla fine dell’anno scolastico.

Algoritmi della vergogna dunque, sistemi killer di reclutamento dei docenti, lesivi del diritto al lavoro e della dignità personale.

Perché non ritornare alle convocazioni in presenza, fatte magari a fine agosto in modo da avere tutte le disponibilità delle cattedre, e dare a tutti la possibilità di lavorare scegliendo in base al punteggio la sede più comoda secondo le proprie esigenze personali e familiari? Perché si continua a insistere con il sistema dell’algoritmo se ogni anno fa strage di docenti?

Altro punto da mettere sotto osservazione: perché in Italia i docenti restano precari per anni? Perché, anziché portare avanti il sistema farraginoso dei concorsi, mentre passano gli anni per bandirli, non si procede con l’assunzione da graduatoria? In questo modo i docenti precari verrebbero assunti con un sistema limpido e scorrevole tale da valorizzare l’esperienza di insegnamento e garantire a tutti, ognuno in base al proprio turno, il ruolo. Di pari passo andrebbero organizzati corsi abilitanti, anche online per i lavoratori, per i docenti entrati di ruolo da graduatoria ma non ancora in possesso dell’abilitazione. Ciò potrebbe abolire per gli insegnanti il dispendio economico dovuto ai tanti corsi di preparazione a pagamento organizzati da vari enti per il superamento del concorso.

Va aggiunto che anche il conseguimento dei titoli culturali a pagamento per aumentare il punteggio nelle graduatorie dovrebbe in qualche modo essere rivisto perché ci sono precari con anni di servizio che vengono superati da chi ha una maggiore possibilità economica e pertanto può permettersi di acquisire più punteggio puntando su certificazioni, master e titoli vari.

Altra nota dolente riguarda il fatto che il Ministero ha dato solo ad alcuni la possibilità di abilitarsi su materia pertanto molti docenti precari storici si sono visti sorpassare nelle graduatorie da docenti con molti meno anni di servizio che, avendo la specializzazione su sostegno, si sono abilitati a pagamento anche su materia oppure hanno conseguito l'abilitazione a pagamento all'estero che, anche se non ancora riconosciuta in Italia, dà loro comunque la possibilità di insegnare nella scuola pubblica.




Bisogna ripristinare un equilibrio tale da garantire ai tanti docenti italiani una vera stabilità lavorativa ed economica, con il conseguente aumento degli stipendi che devono essere più dignitosi e soddisfacenti.

In questo stato di cose cosa fanno i sindacati? Dov’è il loro reale ed effettivo sostegno ai lavoratori?

Altra nota dolente: perché i docenti non si organizzano in modo compatto per avviare e portare avanti una battaglia per il riconoscimento dei loro diritti e il cambiamento di questo attuale sistema che tanto li danneggia?

Forse è vero che in Italia tutti si lamentano ma allo stesso tempo vogliono che a risolvere i loro problemi siano sempre gli altri.

Sport nazionale? Dormire sonni tranquilli mentre il Paese va allo sfacelo.

©DeniseInguanta
Articolo presente su Il Nuovo Baracchino 












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