Maurizio J. Bruno, noto in rete anche come MJB, è un ingegnere di origini campane, che coordina lo sviluppo di nuovi prodotti per una importante azienda che esporta la tecnologia italiana in tutto il mondo, ma è anche un apprezzato scrittore di libri d’azione e fantascienza.
Si tratta di romanzi che mescolano sapientemente
misteri, tecnologia, avventura e rapporti umani per dar vita a trame avvincenti
e credibili che sanno trasportare il lettore in un mondo molto vicino a quello
reale, in cui anche l’impossibile appare possibile. Da sempre, poi, MJB è al
fianco degli SNAF, gli Scrittori Non
Ancora Famosi, per i quali ha gestito, e gestisce tuttora, originali
iniziative dedicate alla promozione e alla diffusione delle loro opere. In
questo momento, segnaliamo a riguardo i canali YouTube La Rete dei Tesori e BookTrailer
Italia che stanno dando una marcia in più a tanti SNAF.
Maurizio J. Bruno |
Quanti
e quali libri hai scritto?
Un titolo di quattro lettere maiuscole è il marchio
di fabbrica di tutta mia produzione letteraria, che al momento conta tre
pubblicazioni, tutte uscite col gruppo editoriale Solfanelli/Tabula Fati: EDEN, il più fantascientifico dei tre, nel quale il futuro ci racconta il
nostro passato e ci mette in guardia sui nostri possibili errori; VELI, in cui è il passato a raccontarci come possiamo affrontare il nostro
futuro, mostrandoci quanto la diversità, in ogni sua forma, sia una
incommensurabile risorsa; e infine RALF, una spy-story che ruota tutta intorno a una semplice domanda:
dove finisce la tecnologia e dove inizia la vita? Un libro avvincente e pieno
di colpi di scena che è stato scelto dalla WorldSF
Italia, l’Associazione degli Scrittori Italiani di Fantascienza, come il
miglior romanzo di fantascienza del 2021.
Sono poi presente con miei racconti in diverse antologie e qualche anno fa,
sempre per Tabula Fati, ho curato insieme alla professoressa Piera Rossotti
Pogliano la pubblicazione del saggio “Il
filo d’inchiostro”, che è, di fatto, un vademecum per scrittori esordienti.
Perché
hai scelto questo genere letterario?
Perché bisogna scrivere di quello che si conosce.
Col mio lavoro da manager tecnico, sono a contatto ogni giorno con le novità
che la tecnologia riesce a proporci, conosco bene gli ambienti in cui l’evoluzione
tecnologica è il pane quotidiano, ed è per questo che le mie ambientazioni sono
sempre molto credibili e sanno trasportare il lettore in un mondo che appare
reale anche quando è un passo più in là.
Ed è proprio questo mio dover tenere costantemente i piedi per terra nel lavoro
che faccio, questo essere costretto a trovare sempre un compromesso accettabile
tra ciò che sarebbe bello realizzare e ciò che invece è realmente fattibile con
le conoscenze e le soluzioni tecniche oggi disponibili, che mi porta spesso a
fantasticare “E se invece…” E se invece la tecnologia lo permettesse? Se
ci fosse una legge fisica, un principio non ancora scoperto, un espediente
industriale che lo rendesse fattibile? È questo mondo di possibilità non (ancora!)
concretizzabili nel mondo reale che bussa costantemente alla porta della mia
coscienza, che preme per venir fuori, perché io gli dia una possibilità… E se non
gliela posso (ancora!) concedere nei prodotti reali che io e il mio team realizziamo
ogni giorno, allora devo trovare il modo di concedergli il diritto alla vita almeno
in una dimensione parallela, quella dei miei romanzi, dove i vincoli per
stabilire ciò che è possibile e ciò che non lo è sono io stesso a porli.
Parlaci ancora dei tuoi libri e dei tuoi personaggi.
Come accennavo prima sono tutti degli action-book, dove l’avventura e il
mistero si mescolano con le vite comuni di personaggi reali che diventano, loro
malgrado, protagonisti di vicende inconsuete. Questo è un altro leitmotiv dei miei romanzi: tutti i miei
personaggi sono reali, non sono supereroi, agenti segreti, paladini della
giustizia, sono uomini, donne, ragazzi, ragazze assolutamente normali, che fino
agli avvenimenti narrati nel libro hanno vissuto vite del tutto normali, con
attività lavorative del tutto normali, calate in un tessuto di interazioni
sociali e affettive comuni a milioni di altre persone. Una realtà assolutamente
concreta che rappresenta un sottofondo importante per il romanzo stesso, perché
capace di rendere credibile e plausibile l’intera vicenda. Fin dalle prime
pagine, i lettori non hanno alcuna difficoltà a identificarsi coi protagonisti
dei miei romanzi, ed è per questo che si trovano inesorabilmente in empatia con
loro nel momento in cui la tranquilla normalità delle loro esistenze viene
messa alla prova da situazioni assolutamente inusuali che li rendono, loro
malgrado, protagonisti di singolari avventure. È proprio questo mix di mistero
e di vita normale, a rendere unici nel loro genere i miei romanzi, che
risultano per questo graditi non solo agli appassionati del genere, ma anche a
lettori dai gusti più tradizionali.
Perché
i tuoi libri andrebbero letti?
Per me scrivere è un’esigenza che nasce dalla
necessità di dare spazio alle storie e ai personaggi che mi nascono dentro. Non
l’ho mai fatto per compiacere chi legge. Ti confesso che quando ho scoperto che
alla gente piace ciò che scrivo, che li fa star bene, che concede loro un
momento di piacevole relax e anche qualche attimo di riflessione, sono stato io
il primo ad esserne sorpreso. Piacevolmente, ovviamente! Io penso che i miei
libri andrebbero letti perché chi l’ha fatto ne è stato contento, perché ha
cominciato a vedere la tecnologia, la rete, i viaggi spaziali, gli ingegneri
(come il sottoscritto!) sotto un’ottica diversa, più vicina alle nostre vite di
tutti i giorni. Non ho mai pensato di avere un messaggio universale da
trasmettere al mondo coi miei romanzi, ma sono convinto che alcune riflessioni
in essi contenuti possano aiutare chi li legge ad avere una visione più aperta
e meno pregiudiziale su tanti aspetti del mondo che ci circonda. In realtà,
ovviamente, ognuno di questi tre libri, oltre all’avventura che descrive, ha un
centro, un argomento psicologico di base intorno a cui ruota.
In EDEN, questo tema centrale è senz’altro il rapporto un po’ incrinato tra i
due protagonisti Kat e Raoul, che si amano, ma che si aspettano l’uno
dall’altro cose diverse da quelle che sono in grado di darsi. Imparare a godere
di quello che si ha, piuttosto che a lamentarsi di quello che non si ha, a
vedere i pregi degli altri, più che i difetti, è qualcosa che dovremmo imparare
tutti, a mio avviso. Dopotutto, si può essere felici solo di quello che si ha.
E farlo non vuol dire necessariamente accontentarsi.
VELI è invece incentrato sul tema della diversità come preziosa risorsa. In
esso si mescolano passato e futuro, cultura umanistica e scientifica, oriente e
occidente, Roma e Napoli e, mentre le matasse si dipanano e gli enigmi si
risolvono, da ognuno di questi mix di esperienze, di stili di vita, di
conoscenze, tutti i protagonisti ne escono con qualcosa in più, arrivando a
soluzioni alle quali nessuno, da solo, sarebbe mai arrivato. Sai come mi piace
descrivere questi casi? Come situazioni in cui uno più uno… fa tre!
In RALF, infine, la spy story che si scatena intorno a due progetti
universitari di interesse apparentemente esclusivamente accademico, coinvolge
una coppia di giovanissimi, lui appena laureato, lei a pochi passi dalla tesi,
sconvolgendo le loro vite. Ancora una volta si tratta di una storia d’amore che
si regge su delicati equilibri, capaci di tenere insieme lo spirito geniale ma
assolutamente caotico di lui, con l’indole molto più razionale e determinata di
lei. Ma si sa: sono proprio gli eventi inattesi a tirar fuori da ognuno di noi
risorse e caratteristiche che neppure sapevamo di avere.
Ecco, leggere i miei libri, trascinati dalla loro componente più avventurosa e dinamica, porta i lettori a riflettere anche su temi molto più concreti e quotidiani, come i rapporti umani, l’amore, l’amicizia, la fiducia, il tradimento. Quasi che l’avventura e gli intrighi non fossero altro che un espediente letterario per raccontare al mondo il mio modo di vedere la vita e il modo di rapportarsi agli altri. Insomma, ci sono tanti motivi per cui andrebbero letti ma, di base, il motivo principale è che è piacevole faro.
Articolo presente anche su Il Nuovo Baracchino
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