Lo abbiamo incontrato in occasione delle registrazione del programma "Lettera D" in onda su Teleacras.
Lavori da molto tempo nell'editoria. Come ti sei avvicinato a questo settore?
Mi sono avvicinato casualmente a questo mondo mentre facevo il pubblicista per "La Repubblica" a Roma. Mi capitarono tra le mani due libri dell'editore Alberto Castelvecchi e così decisi di intervistarlo. Qualche giorno dopo l'intervista mi ritrovai con un contratto di pubblicazione per un libro sulla musica che avevo scritto e fui chiamato a collaborare con la casa editrice anche come editor e ghostwriter. Da allora mi sono sempre occupato di editoria con passione e coraggio.
Amedeo Bruccoleri foto di Giuseppe Greco |
Mi racconti il mestiere di libraio?
E' uno dei mestieri più ambiti dalle generazioni che amano leggere ma è anche molto difficile perché in Italia escono più di sessantamila titoli all'anno e devo fare un'accurata selezione dovendo districarmi in una libreria di settanta mq dove però devo proporre libri che accontentino i gusti non solo dei diversi lettori ma anche i miei.
Potrebbe sembrare una domanda banale. Perché scegliere di leggere un libro anziché guardare la televisione o trascorrere del tempo sui social network?
Non è una domanda banale ed è molto importante. Per chi fa il mio lavoro è la domanda che spinge a scegliere un libro anziché un altro. Educare alla lettura è fondamentale visto che esistono molte distrazioni mediatiche, dalla televisione a internet, che potrebbero allontanare i potenziali lettori dai libri. Leggere un libro è oggi un gesto di intensa rivoluzione, dato che la situazione culturale attuale non è molto positiva. Chi sceglie di leggere un libro lo fa per sublimare il proprio tempo, investendolo in un gesto di fondamentale importanza.
Oggi, anche per una questione di costi, molti libri sono venduti in formato elettronico. Come vedi l'evoluzione dell'editoria verso gli ebook?
L'ebook rappresenta solo il 6% del fatturato totale della produzione libraria in Italia e questo è un dato ancora molto basso, soprattutto rispetto alla media europea. Sono a favore degli ebook e penso che debbano essere utilizzati soprattutto a scuola, anche perché sono convinto che l'attenzione verso i libri di intrattenimento cartacei resterebbe comunque alta.
Aprire un negozio di libri è sempre di più una scelta coraggiosa. Come pensi debbano evolversi le librerie per resistere a questo momento difficile?
In Italia ci sono solamente due milioni di lettori "forti" che, cioè, leggono circa una trentina di libri durante l'anno. Bisognerebbe intervenire per aumentare il numero di lettori. Le librerie indipendenti come la mia cercano di incrementare l'attenzione alla lettura con gli incontri culturali. Io ospito nella mia libreria un'iniziativa che si chiama "33 giri di parole" in cui ascoltiamo un disco e a questo associamo un libro, coinvolgendo nella discussione anche le persone presenti. Le librerie devono essere luoghi in cui non soltanto ci si reca per acquistare ma soprattutto per confrontarsi culturalmente.
Cosa pensi dei caffè letterari e delle attività commerciali che improvvisano angoli lettura. Credi che iniziative del genere finiscano con lo sminuire quell'alone di sacralità che circonda la lettura di un libro?
L'argomento è molto delicato. Il caffè letterario è divenuto un luogo più di incontro che di lettura. In posti del genere ci si distrae facilmente, anche quando sono in corso incontri culturali, per questo reputo che i caffè letterari stiano diventando una moda negativa nei confronti dei libri.
In Italia non si legge abbastanza, come abbiamo detto. Quali sono le cause, secondo la tua esperienza, di questo fenomeno negativo?
C'è un grande problema di educazione alla lettura, che parte già dalle scuole primarie e arriva fino alle scuole superiori, dove si insegnano programmi obsoleti. Inoltre c'è un abisso tra alcune scuole che accompagnano gli allievi agli incontri con gli autori e altre che non si prestano a questo genere di iniziative. Reputo siano più proficue, al fine di avvicinare i giovani alla lettura, delle visite in libreria, anche solo per visionare i tanti libri proposti, piuttosto che fare partecipare i ragazzi a convegni o incontri che possono risultare noiosi per loro.
Nonostante il momento difficile, stanno nascendo molte piccole case editrici. Pensi che i lettori tendono ad acquistare opere edite da grandi case editrici o c'è un'apertura verso la piccola editoria?
Negli ultimi dieci anni la piccola editoria è stata la linfa vitale del mondo editoriale italiano. Io sono fiero di avere lavorato per uno degli editori migliori di questo panorama, Minimum Fax, che ha scardinato i vecchi schemi pieni di luoghi comuni dell'editoria italiana. Ci sono piccole case editrici molto valide guidate da editori che credono fermamente nel lavoro che fanno e che stanno crescendo sempre di più tanto da conquistare numerosi lettori.
La tua libreria ospita numerose e importanti attività culturali. Hai in cantiere altre iniziative di questo genere che sicuramente animeranno la vita intellettuale della città?
Ho in mente di organizzare delle serate culturali molto interessanti nel giardino della Kolymbetra. Intanto continuo ad ospitare esposizioni di fotografie e pitture di giovani molto validi, che hanno in questo modo la possibilità di farsi conoscere.
C'è un libro che ti senti di consigliare perché reputi fondamentale per la formazione di un individuo?
Ci sono alcuni libri che mi hanno formato come "L'uomo senza qualità" di Robert Musil e "La vita è bella" di Lev Trotsky. In particolare consiglierei ai giovani come libro di formazione "Le vie dei canti" di Bruce Chatwin che aiuta a scoprire una parte sconosciuta di se stessi.
Ci sono dei libri in uscita di cui vorresti parlare?
Sì, si tratta di tre libri. Il primo è "La casa delle odi" di Pablo Neruda, un libro di poesie, accompagnato da splendide illustrazioni, che parte dai semplici oggetti che abbiamo dentro casa per giungere a diffondere messaggi universali. Il secondo libro è "L'ospite incallito", una piccola antologia di poesie di Erri De Luca, che presenta una prosa scorrevolissima e una lucidità di pensiero straordinaria. Infine il terzo libro è "Io, Fidel - La storia non si cancella" di Noa Bonetti, in cui vengono smentite una serie di luoghi comuni e di forzature mediatiche tipiche del castrismo. La figura di Fidel Castro viene raccontata da due personaggi femminili con una semplicità e intensità di lettura notevoli.
©DeniseInguanta
Da "Lettera D", 6° puntata, in onda su Teleacras
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