Il "Satiro danzante" è una statua bronzea,
prodotto originale dell'arte greca di
epoca classica o ellenistica.
La
scultura rappresenta un sileno,
essere mitologico facente parte del corteo orgiastico del dio greco Dioniso.
L'opera,
di dimensioni superiori al vero, pari ad un modello in posizione stante di
circa 2.5 metri di altezza, è attualmente ospitata presso l'omonimo museo di Mazara del
Vallo, in provincia di Trapani.
La storia del ritrovamento della statua del sileno danzante
inizia nel 1997, quando il peschereccio "Capitan Ciccio",
appartenente alla flotta marinara di Mazara del Vallo e comandato dal capitano
Francesco Adragna, casualmente, ripesca dai fondali del Canale di Sicilia una
gamba di una scultura bronzea. Nella notte fra il 4 e il 5 marzo 1998 lo
stesso peschereccio riporta a galla, da 500 metri sotto il livello del mare in
cui era adagiata, gran parte del resto della scultura, perdendo nel recupero un braccio. Il reperto viene
acquisito dalla Regione Siciliana e
consegnato al Museo Civico cittadino.
Secondo Sebastiano
Tusa (soprintendente
del mare della Regione
Siciliana) la nave che lo trasportava fece naufragio nell'area di
mare tra Pantelleria e Capo Bon in Tunisia tra il III e il II secolo
a.C.
Una
datazione dell'opera al IV secolo
a.C. è stata invece
proposta da Paolo Moreno (Università di Roma Tre). Secondo essa la
statua dovrebbe essere identificata con il "satiro periboetos",
citato da Plinio quale opera del celebre scultore Prassitele.
Al termine periboetos,
normalmente interpretato come "famoso", "celebre", viene
invece attribuito il significato di "colui che grida freneticamente",
in base ad un passo di Platone,
in cui lo troviamo come epiteto riferito
al dio Ares.
Eugenio La
Rocca (all'epoca
sovraintendente ai beni culturali del comune di Roma), ritiene invece che
l'irruenza del movimento della figura del satiro, che spezza l'armonia
classica, sia meglio inquadrabile in epoca più avanzata, nel III-II secolo a.C.
Il Satiro è colto nel momento dell’estasi della
danza orgiastica, ruotava sulla gamba destra impugnando i simboli del culto,
nella sinistra il kantharos (calice per il vino) e nella
destra la canna del
tirso ornata da un nastro e coronata da una pigna, portava sulla spalla una
pelle di pantera. L’abbandono del capo, la chioma fluente, le labbra
socchiuse, la torsione del busto fanno pensare al delirio della danza
vorticosa, sommata all’eccitazione del bere, in cui il danzatore andava in
trance, fissando la pigna sul tirso e ruotando intorno a sé stesso fino alla
perdita dei sensi. L’analisi stilistica della statua bronzea la fa attribuire
ad un’opera di ambiente greco databile sul finire del IV secolo a.C. ed
attribuibile alla scuola di un grande artista, Prassitele.
©DeniseInguanta
fonte Regione Sicilia Assessorato BB.CC.
"Satiro danzante" Museo del Satiro, Mazara del Vallo (TP) Foto ©DeniseInguanta |
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