L’alimentazione,
base della nostra esistenza, è continuo oggetto di dibattito non solo in Italia
ma a livello internazionale.
Ciò perché continue ricerche a livello mondiale
hanno portato in luce novità, troppo spesso negative, circa la qualità dei cibi
serviti sulle nostre tavole.
L’utilizzo
di sostanze chimiche in agricoltura e in allevamento finalizzate alla maggiore
produzione di frutta e verdura e di carne proveniente da animali tenuti in
condizioni disumane ha messo in allarme l’opinione pubblica internazionale,
preoccupata per gli effetti negativi sulla salute.
Di
recente l’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) ha lanciato l’ennesimo
allarme circa gli effetti negativi del consumo delle carni rosse sulla salute.
Secondo
l’Oms, infatti, wurstel, insaccati e carni rosse lavorate potrebbero causare il
cancro e sarebbero dannosi come il fumo. Risulterebbero, invece, meno pericolose
le carni rosse non lavorate come manzo, maiale e agnello.
Secondo
un documento dell’International Agency for Research on Cancer (Iarc) la carni
rosse lavorate vanno inserite nel gruppo 1 delle sostanze che causano il
tumore, allo stesso livello di fumo, alcol, arsenico e benzene. A questa
categoria appartengono dunque tutte le carni trasformate tramite i processi che
ne aumentano il sapore e allungano la conservazione come salatura,
stagionatura, fermentazione e affumicamento. Per cui rientrano in questa
categoria carni in scatola, hot dogs e insaccati.
Vi
sarebbe un alto rischio di tumore al colon, all’intestino, al pancreas e ad
altri organi coinvolti nella digestione.
A
questa notizia divulgata dall’Oms gli oncologi dell’Associazione Italiana di
Oncologia Medica hanno risposto, cercando di non fare allarmismo, che la carne
rossa va consumata con le dovute modalità, cioè una o due volte a settimana al
massimo, affinché non faccia male e hanno invitato la popolazione a ritornare
alla dieta mediterranea, che ha dimostrato invece di potere diminuire il
rischio di tumore.
Il
rischio che l’alimentazione basata sulla carne possa fare male alla salute ma
anche scelte di carattere etico hanno spinto sempre di più un gran numero di
persone a diventare vegetariani o vegani.
Tuttavia
essere vegetariani, escludendo quindi il consumo di carne dalla propria
alimentazione, non assicura dai rischi del cancro poiché sempre più spesso
frutta e verdura risultano contaminati da agenti patogeni.
Altro
tema ricorrente che riguarda i cibi che arrivano sulle nostre tavole riguarda
gli organismi geneticamente modificati (Ogm), cioè alimenti presi dalla pianta, portati in laboratorio e modificati geneticamente con una
iniezione nel loro DNA di materiale
genetico proveniente da altri organismi viventi del tutto estranei e
con cui frutta e
verdura non potrebbero mai venire in contatto in modo naturale.
Questa operazione viene chiamata “transgenesi”. Insomma, api, pollini e incroci fatti
dal contadino nulla hanno a che vedere con questa operazione.
In genere le piante scelte per essere modificate
sono quelle di coltura intensiva, come ad esempio la soia e il mais, che vengono fortificate in modo da renderle resistenti ai parassiti o agli anticrittogamici ed erbicidi.
Gli Ogm sono stati oggetto di attacco da parte di
molte persone che non vogliono accettare il fatto che i cibi possano essere
modificati in laboratorio, anche perché ritengono che possano essere deleteri per
la salute.
Tra
l’altro, negli ultimi anni, si sta diffondendo l’aumento del consumo di cibi
biologici, cioè derivanti da agricoltura biologica che considera l'intero ecosistema agricolo, sfrutta la naturale
fertilità del suolo favorendola
con interventi limitati, vuole promuovere la biodiversità dell'ambiente in cui opera e esclude l'utilizzo di
prodotti di sintesi e degli Ogm.
Per cui una delle maggiori resistenze alla
diffusione delle coltivazioni Ogm è relativa al rischio di contaminazione delle coltivazioni biologiche e tradizionali perché con una massiccia diffusione delle aree Ogm proprio
l’azione degli agenti atmosferici e degli insetti finirebbe per rimescolare le sementi, creando delle ibridazioni.
Inoltre, anche in fase di trasporto di prodotti OGM, bio e tradizionali, si potrebbero
verificare delle contaminazioni. Quindi, alla fine, anche acquistando rigorosamente cibi biologici, il consumatore in realtà non potrebbe
sapere fino a che punto quel prodotto sia puro.
Dunque,
nella società contemporanea, mentre l’attenzione verso l’alimentazione diventa
sempre più urgente e pressante, data l’enorme diffusione di tumori riconducibili
a quest’ambito, le notizie legate al consumo di cibi quali carni o frutta e
verdura via via più contaminati ci allarmano continuamente.
Quale
scelta resta all'uomo? L’unica via percorribile da chi ha tempo e possibilità
potrebbe essere il ritorno all'agricoltura praticata nell'orticello di casa.
©DeniseInguanta
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