martedì 3 marzo 2015

ISIS, IL CORAGGIO DELLE DONNE CURDE

A loro stampa e televisione non hanno concesso molto spazio, eppure ciò che hanno fatto è servito a dimostrare quanto grande possa essere la forza e la determinazione delle donne.
Sono le donne curde siriane che hanno attuato una strenua resistenza al terrorismo islamico nel loro territorio.
Tutto è cominciato a settembre del 2014, quando Isis lanciò un’offensiva nell’est, sud e ovest di Kobane, in Siria. 
I membri delle Unità femminili di protezione e una milizia curda siriana indipendente, formata da maschi, hanno brandito le armi contro l’organizzazione terrorista di estremisti islamici.
Queste donne combattenti appartengono all’Ypg, organizzazione creata per garantire l’autonomia del Kurdistan siriano sia di fronte al regime di Assad che ai tagliagole dell’Isis e simili. 
Hanno dovuto imbracciare le armi per portare un messaggio di pace e democrazia. Per loro, infatti, tra armi e pace c'è solo un'apparente contraddizione.
La lotta delle donne curde non è solo una lotta militare contro l'Is per l’esistenza, ma una posizione politica contro l’ordine sociale fortemente gerarchizzato e la rigida mentalità patriarcale che affondano le proprie radici nelle forme più estreme dell'Islam.
Per loro, che si percepiscono come le garanti di una società libera, l'emancipazione sociale passa necessariamente attraverso l'autodifesa armata. Dunque la loro lotta non era destinata solo a sconfiggere i terroristi dell'Isis ma anche a creare una società nuova caratterizzata dal recupero delle radici culturali umiliate dall’oppressione dei regimi e dal superamento dei vecchi modelli feudali e patriarcali.
Le combattenti curde sono circa 10mila, gran parte di loro sono single e hanno seguito un duro addestramento. Sono abituate a dormire al massimo sei ore e ad alzarsi all’alba per i turni di sorveglianza. Hanno lasciato famiglia e amici per la causa del popolo curdo.
E il loro valore le ha premiate. Dopo mesi di lotta e resistenza, imbracciando i kalashnikov, sono riuscite a sconfiggere le forze dell'Isis nel loro territorio, dimostrando, ancora una volta, quanto sia inappropriato etichettare le donne con la definizione di "sesso debole".
©DeniseInguanta
Articolo presente anche in 
AgoraVox

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