Sabato 13 dicembre alle ore 16,00 la chiesa di San Vittore ad Ascoli Piceno ha aperto le sue porte alla XVI Biennale d’Arte Sacra e Contemporanea.
L’edizione di quest’anno, intitolata “Profeti di speranza, creatori di bellezza”, è stata curata da Giuseppe Bacci con la collaborazione di Arnaldo Colasanti e Andrea Viozzi e nasce dal desiderio di rilanciare il dialogo tra arte contemporanea, spiritualità e spazio liturgico.
Tra gli autorevoli nomi invitati alla Biennale - che vanno da Picasso a Paladino, da Manzù a McCurry - spicca quello di Mario Vespasiani, tra i più giovani in mostra e considerato uno dei più colti e sensibili protagonisti dell’arte italiana. La sua presenza testimonia la volontà della direzione artistica di coinvolgere figure capaci non solo di esprimere eccellenza estetica, ma anche di affrontare il tema del sacro in modo autentico e profondo, vissuto in prima persona. La spiritualità di Vespasiani è infatti uno dei tratti caratteristici della sua ricerca: nelle sue opere la luce, il colore e gli elementi naturali diventano soglie verso un altrove, rivelazioni improvvise di una dimensione interiore che non si limita alla rappresentazione religiosa, ma parla direttamente al bisogno umano di senso. Vespasiani non illustra il sacro: lo fa accadere, attraverso immagini che aprono lo sguardo e invitano chi osserva a un cammino personale. È questa capacità di trasformare la percezione in esperienza spirituale che lo ha reso un riferimento nell’arte contemporanea italiana. Lontano da ogni retorica, il suo linguaggio visivo nasce da un rapporto diretto con gli elementi primari dell’esistenza: la luce, l’acqua, il vento, il ritmo delle stagioni, la grazia femminile. In questi fenomeni l’artista individua tracce di un ordine più grande, di una presenza che si rivela non per evidenza, ma per intensità. Vespasiani esplora il sacro come esperienza interiore, un territorio in cui il colore diventa energia, la forma diventa simbolo e l’immagine si trasforma in soglia. La sua pittura – spesso attraversata da vibrazioni luminose o da spazi contemplativi – non rappresenta il divino, ma invita ad avvicinarlo: è un viaggio verso un altrove che resta mistero, ma che nel gesto artistico trova una forma di risonanza. Per questo il suo lavoro è considerato uno dei più originali della scena italiana contemporanea: perché unisce rigore estetico e profondità meditativa, offrendo allo spettatore non un’immagine da interpretare, ma un’esperienza da vivere.
Durante la conferenza stampa della Biennale, insieme al curatore Bacci, hanno preso la parola il vescovo Gianpiero Palmieri, don Francesco Guglietta, parroco di San Pietro Martire, e Simona Massari, che ha seguito il recente restauro della chiesa di San Vittore. Il vescovo Palmieri ha ricordato come “la bellezza e la speranza siano esperienze che aprono alla possibilità di intercettare il mistero di Dio”, sottolineando il valore di questa iniziativa come ponte tra passato e presente. Il percorso espositivo si articola secondo cinque tematiche – dalla luce alla pace, dalla speranza al dialogo tra culture – che offrono ai visitatori diverse chiavi per comprendere il messaggio del giubileo dei pellegrini di speranza, filo rosso dell’intera rassegna. Come ha spiegato Bacci, gli artisti hanno apprezzato molto la possibilità di lavorare in sinergia con le diocesi di Ascoli e San Benedetto del Tronto e con il Museo Stauròs, che per anni ha ospitato questo importante evento.
La Biennale riunisce maestri del passato ed artisti viventi che si sono lasciati coinvolgere dal tema. Le opere non vogliono solo decorare lo spazio, ma stimolare una riflessione, a volte attraverso immagini immediate, altre volte attraverso linguaggi più meditativi o intuitivi. Don Guglietta ha ricordato come “non ci sia speranza se ci accontentiamo di un’arte scontata”, invitando il pubblico a lasciarsi provocare da opere che talvolta sorprenderanno o disorienteranno: fa parte del percorso. La chiesa di San Vittore, appena restaurata, diventa così il luogo ideale per accogliere un confronto vivo tra l’arte dei secoli passati e i linguaggi contemporanei, in un ambiente capace di far risuonare idee, simboli e percezioni. La Biennale conta di valorizzare il territorio con una voce intensa e attuale e lo fa anche grazie alla partecipazione di artisti come Mario Vespasiani, in grado di incarnare in modo esemplare il dialogo tra bellezza e speranza, tra contemporaneità e mistero.
La Biennale ha aperto ad Ascoli Piceno sabato 13 dicembre alle ore 16 presso la Chiesa di San Vittore, con opere esposte anche nella vicina Chiesa di Sant’Agostino. Il 14 dicembre alle 16 è stata inaugurata la sezione del Museo Stauròs al Santuario di San Gabriele (TE).
Gli orari della mostra sono i seguenti:
– Dal 15 al 19 dicembre: 10:30–12:30
– Dal 20 dicembre al 6 gennaio: apertura sia al mattino che al pomeriggio
– Dal 6 gennaio fino a fine mese: apertura nei fine settimana e su prenotazione
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| Opera di Mario Vespasiani |

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