giovedì 23 ottobre 2025

“Amare, soffrire, rinascere: l’amore visto da Oriana Fallaci”

Nel suo pensiero sulla “morte di un amore”, la scrittrice racconta con lucidità e passione il dolore della perdita e la lenta rinascita che segue ogni fine.


Oriana Fallaci è stata una delle voci più potenti, controcorrente, intense e autentiche della letteratura e del giornalismo del Novecento italiano: una donna che ha vissuto con la stessa intensità con cui ha scritto, attraversando la vita con passione, coraggio e una spietata sincerità verso se stessa e verso gli altri. 

Giornalista e scrittrice dal temperamento ardente e dalla penna tagliente, ha sempre vissuto e raccontato l’amore come una forza assoluta, totalizzante, capace di elevare e distruggere allo stesso tempo. Per lei l’amore non era mai un sentimento lieve o consolatorio, ma una passione che divora, un rischio necessario per sentirsi davvero vivi. Nei suoi scritti l’amore si intreccia con la perdita, la vulnerabilità e la consapevolezza che ogni legame profondo lascia un segno indelebile nell’anima. 

Nelle sue opere e nei suoi articoli, l’amore occupa un posto centrale, ma mai idealizzato o edulcorato. Per lei, amare significa esporsi al rischio, accettare la fragilità, sfidare la paura della perdita. L’amore, nella sua visione, non è mai solo un sentimento dolce o rassicurante: è una battaglia, una prova di verità, una forma di vita assoluta che può redimere o distruggere chi la vive.

Dietro la sua apparente durezza, la scrittrice cela un animo profondamente sensibile e vulnerabile, capace di raccontare il dolore con un’intensità rara. Nei suoi scritti l’amore si intreccia sempre con il tema della morte, perché per lei ogni legame autentico comporta una parte di sé che si perde, che si consuma. Quando un amore finisce, non è semplicemente una storia che si chiude: è un lutto, una mutilazione dell’anima, un vuoto che chiede tempo per essere accettato.

Nel profondo pensiero che segue, Oriana Fallaci descrive con lucidità e struggimento la morte di un amore, paragonandola alla perdita di una persona cara: un lutto che mutila l’animo e lascia cicatrici permanenti, ma che fa parte della condizione umana e del coraggio di amare fino in fondo. Attraverso le sue parole, si percepisce tutta la complessità dell’esperienza amorosa: la nostalgia, la rabbia, il rimpianto, ma anche la lenta rinascita che segue la fine. L’amore, per lei, è ciò che dà senso alla vita proprio perché, pur ferendoci, ci insegna a riconoscere la nostra umanità più autentica.

La sua scrittura, lucida e appassionata, è sempre attraversata da un’urgenza vitale: dire la verità, anche quando è scomoda, anche quando fa male. In lei convivono il rigore della ragione e l’impeto del sentimento, la lucidità dell’intellettuale e la vulnerabilità della donna che ama. L’amore non è mai un rifugio o una promessa di serenità: è una sfida, una vertigine che sconvolge e mette a nudo, una forza che esalta e al tempo stesso distrugge. È il luogo in cui si misura la verità dell’essere umano, perché nell’amore l’uomo e la donna rivelano la propria grandezza e la propria fragilità più estrema.

Nella sua visione, amare significa accettare di perdersi, di consumarsi, di affrontare la possibilità della fine. Ogni amore, anche il più intenso, contiene in sé il seme della sua morte, e quando questa arriva, lascia dietro di sé un vuoto che somiglia a un lutto. Fallaci affronta questa realtà senza veli né consolazioni: il dolore della perdita non si elude, si attraversa; la memoria dell’amore non si cancella, si trasforma in cicatrice. L’esperienza amorosa diventa così una forma di conoscenza, un passaggio obbligato attraverso la sofferenza per giungere a una più profonda consapevolezza di sé.

Nel brano che segue, la scrittrice riflette sulla “morte di un amore” con una potenza emotiva e una precisione psicologica straordinarie. Attraverso un linguaggio vibrante, quasi fisico, Fallaci paragona la fine di un legame alla perdita di una parte di sé, a una mutilazione che segna per sempre l’anima. Ma nelle sue parole si avverte anche un movimento sotterraneo di rinascita: il dolore si attenua, la ferita si chiude, pur lasciando un livido indelebile. Così, nella sua concezione, l’amore non è solo un’esperienza sentimentale, ma una condizione esistenziale, un atto di coraggio che implica sempre la possibilità del dolore — e proprio per questo, della vita piena.




Oriana Fallaci




"La morte di un amore è come la morte d’una persona amata. Lascia lo stesso strazio, lo stesso vuoto, lo stesso rifiuto di rassegnarti a quel vuoto. Perfino se l’hai attesa, causata, voluta per autodifesa o buonsenso o bisogno di libertà, quando arriva ti senti invalido. Mutilato. Ti sembra d’essere rimasto con un occhio solo, un orecchio solo, un polmone solo, un braccio solo, una gamba sola, il cervello dimezzato, e non fai che invocare la metà perduta di te stesso: colui o colei con cui ti sentivi intero. Nel farlo non ricordi nemmeno le sue colpe, i tormenti che ti inflisse, le sofferenze che ti impose. Il rimpianto ti consegna la memoria d’una persona pregevole anzi straordinaria, d’un tesoro unico al mondo, né serve a nulla dirsi che ciò è un’offesa alla logica, un insulto all’intelligenza, un masochismo. (In amore la logica non serve, l’intelligenza non giova e il masochismo raggiunge vette da psichiatria.) Poi, un pò per volta, ti passa. Magari senza che tu sia consapevole lo strazio si smorza, si dissolve, il vuoto diminuisce e il rifiuto di rassegnarti ad esso scompare. Ti rendi finalmente conto che l’oggetto del tuo amore morto non era né una persona pregevole anzi straordinaria, né un tesoro unico al mondo, lo sostituisci con un’altra metà o supposta metà di te stesso e per un certo periodo recuperi la tua interezza. Però sull’anima rimane uno sfregio che la imbruttisce, un livido nero che la deturpa e ti accorgi di non essere più quello o quella che eri prima del lutto. La tua energia si è infiacchita, la tua curiosità si è affievolita e la tua fiducia nel futuro s’è spenta perché hai scoperto d’aver sprecato un pezzo d’esistenza che nessuno ti rimborserà. Ecco perché, anche se un amore langue senza rimedio, lo curi e ti sforzi di guarirlo. Ecco perchè, anche se in stato di coma boccheggia, cerchi di rinviare l’istante in cui esalerà l’ultimo respiro: lo trattieni e in silenzio lo supplichi di vivere ancora un giorno, un’ora, un minuto. Ecco infine perché, anche quando smette di respirare, esiti a seppellirlo o addirittura tenti di resuscitarlo. Alzati Lazzaro e cammina." Oriana Fallaci        


Per Oriana Fallaci amare significa esporsi alla verità più nuda: quella che unisce vita e morte, desiderio e perdita, coraggio e vulnerabilità. Tra ragione e passione, esplora l’amore come un’esperienza totale, capace di lasciare nell’anima una cicatrice che diventa conoscenza.

Una riflessione sull’amore che finisce, ma che continua a vivere nella memoria, come ogni ferita che insegna a sopravvivere.

Nel suo sguardo lucido e doloroso, l’amore non consola: ferisce, trasforma e rivela la verità più profonda dell’essere umano.


©DeniseInguanta

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