domenica 19 ottobre 2025

Quando pensare diventa un lusso: il monito di Paolo Crepet sull’era dell’intelligenza artificiale

La riflessione del sociologo e psichiatra Paolo Crepet e il commento del docente Giovanni Morello sul rapporto tra tecnologia, scuola e libertà di pensiero.

In un’intervista rilasciata a Il Centro, il sociologo e psichiatra Paolo Crepet ha espresso una profonda preoccupazione per l’impatto delle nuove tecnologie e dell’intelligenza artificiale sulla capacità umana di pensare in modo autonomo e critico. Secondo Crepet, stiamo entrando in un’epoca in cui “pensare rischia di diventare un lusso”, un’attività riservata a pochi.
Una prospettiva che egli definisce inquietante, perché la nostra civiltà – ricorda – si è costruita proprio sulla “fabbrica del pensiero”, sulla libertà di riflettere, creare e immaginare.

Crepet osserva come, a dispetto delle aspettative di qualche decennio fa, non viviamo un’era di maggiore libertà intellettuale, ma piuttosto un periodo di crescente dipendenza dal digitale. L’esperto teme che anche la scuola possa snaturarsi: il liceo, spiega, rischia di trasformarsi in una “antenna dell’intelligenza artificiale”, dove lo studio personale e la ricerca autonoma vengono sostituiti dalla comodità di “chiedere tutto a una chat”.
Se a prevalere sarà la logica dell’automatismo, l’essere umano finirà per ridursi a oggetto di ricerca, e il pensiero libero diventerà davvero un privilegio per pochi.

Su questa riflessione è intervenuto anche Giovanni Morello, docente e formatore, che propone una visione più sfumata. Le cosiddette “allucinazioni dell’IA” – ovvero gli errori o le invenzioni dei modelli linguistici – secondo Morello possono rappresentare un “vaccino contro la passività mentale”: costringono infatti a verificare le informazioni e a esercitare il pensiero critico.
Il vero pericolo, sottolinea, non è l’intelligenza artificiale in sé, ma l’inerzia cognitiva: la tendenza ad affidarsi ciecamente alla macchina, smettendo di elaborare, creare e riflettere.

Morello avverte che il rischio non riguarda solo gli studenti, ma anche gli insegnanti, sempre più tentati di demandare all’IA compiti che richiederebbero invece impegno e discernimento umano.
Conclude ricordando che “i piloti siamo noi”: l’intelligenza artificiale può accelerare i processi e offrire spunti preziosi, ma non deve sostituire la mente umana, che resta insostituibile nel dirigere, valutare e pensare.

©DeniseInguanta




Paolo Crepet








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