Continuiamo con la rubrica dedicata al grande Luigi Pirandello. Sei articoli, frutto di studi approfonditi, su sei tra le opere più conosciute del grande scrittore e drammaturgo agrigentino.
Oggi è la volta di "Sei personaggi in cerca d’autore".
“Sei personaggi in cerca d’autore”, del 1921, è considerato da molti il capolavoro teatrale di Luigi Pirandello, ed è, certamente, un’opera tipica della sua arte e della sua visione della vita, importante anche per avere provocato o accreditato una rivoluzione nella tecnica teatrale, non solo italiana.
Tema fondamentale è il contrasto tra la forma e la vita; ma questa volta il tema si intreccia con un altro assai caro a Pirandello: col contrasto, cioè, fra i personaggi quali scaturiscono dalla fantasia di uno scrittore e l’interpretazione, per forza deformata, che ne danno gli attori.
Luigi Pirandello |
La sceneggiatura di "Sei personaggi in cerca d’autore" è molto particolare. Mentre in un teatro una compagnia sta provando un dramma, appaiono improvvisamente sei non uomini ma personaggi, creature che uno scrittore aveva immaginate per un suo dramma, ma che aveva messe poi da parte, lasciandole in una specie di limbo della fantasia.
Questi personaggi – desiderosi di uscire da quel limbo e di vivere pienamente, nell’arte se non nella vita – convincono il capocomico a far interpretare sulla scena il loro dramma, ma poi non si ritrovano nelle parole, nelle intonazioni, nei gesti degli attori, ai quali infine si sostituiscono, recitando il dramma che per essi era stato inventato, e rivivendolo fino a ripetere le azioni drammatiche che lo avevano concluso.
Come in "Sei personaggi in cerca d’autore", nei periodi di intensa attività teatrale, il drammaturgo Pirandello si pone i problemi del teatro; così fu già per altri drammaturghi, basti ricordare le polemiche che accompagnarono, nel Settecento, la nascita della «commedia lacrimosa» o «dramma borghese».
Negli anni che precedettero e seguirono la Prima Guerra Mondiale, nel vivacissimo travaglio ideologico e culturale di quei decenni, anche il teatro entrò in crisi e Pirandello ne dibatté i problemi, portandoli addirittura sulla scena, per tramite di opere come "Sei personaggi in cerca d’autore", con ciò che fu detto il «teatro nel teatro», rompendo così il diaframma fra attori e spettatori, facendo questi, in un certo senso, partecipi dell’azione, attori o personaggi essi stessi, e interessandoli quindi a quanto avveniva sulla scena, coinvolgendoli responsabilmente nei problemi che vi si dibattevano.
I "Sei personaggi in cerca d’autore" di Pirandello sono un esempio di questo «teatro nel teatro», l’esempio più illustre e più ricco di risonanze, anche per l’eccentricità della trovata, la passionalità del dialogo, la violenza esasperata delle passioni e quel certo che di immaturo e di incerto, nella tesi e nella trovata scenica, che è al fondo del dramma.
Nella sua attività teatrale, Pirandello avvertì con chiarezza sempre maggiore l’impossibilità di rendere l’uomo problematico moderno, continuamente diverso da se stesso (“Non c’è uomo – aveva scritto nel saggio sull’umorismo, citando Pascal – che differisca più da un altro che da se stesso nella successione del tempo”) secondo la tecnica consueta del «carattere», cioè del personaggio dai tratti definiti, sempre uguale a se stesso. Perciò sostituì al «carattere» il «personaggio», uscendo addirittura dai confini del reale per portare sulla scena fantasmi affacciatisi alla sua fantasia di artista, non condotti a finitura, presentatisi su un palcoscenico, nella speranza che gli attori riescano, rappresentando la loro vicenda, a dargli sulla scena quella vita che lo scrittore gli aveva negata. Da qui ecco che vi furono i "Sei personaggi in cerca d’autore" e fu un trionfo di critica e di spettatori.
Con questo dramma Pirandello dava inizio, dunque, a quello che chiamò la «trilogia del teatro nel teatro», del «metateatro», come sono soliti oggi dire i critici; si tratta, oltre di "Sei personaggi in cerca d’autore", di "Ciascuno a suo modo", del 1924, e di "Questa sera si recita a soggetto", del 1930: tre opere nelle quali il teatro, con i conflitti che vi insorgono tra i personaggi da rappresentare e gli attori, tra l’autore, gli attori e gli spettatori, tra gli attori e il regista, diventa il luogo deputato ed emblematico per la raffigurazione metaforica della vita dell’uomo, con i suoi eterni problemi e i suoi eterni conflitti. Se la vita è, per sua natura, labile, effimera, contraddittoria, gioco di apparenze, contrasto tra maschera e volto, niente meglio del teatro, fondato sulla finzione, ne può essere il simbolo e ne può rendere – in termini non naturalistici ma simbolici – la natura e l’essenza. Mentre altrove, per esempio in "Enrico IV" del 1922, è la pazzia, o meglio il gioco tra pazzia reale e pazzia finta, a suggerire allo spettatore la follia universale del vivere.
Dunque "Sei personaggi in cerca d’autore" rappresenta il punto culminante dell’attività drammatica di Pirandello. Qui, al di là delle vicende, dei drammi esistenziali che dovrebbero essere rappresentati, ma la cui realizzazione scenica si rivelerà impossibile, lasciando il posto alla rappresentazione di questa impossibilità, l’autore affronta il problema del teatro in quanto tale; perciò si occupa delle difficoltà legate alla creazione artistica, della traducibilità del dramma nella forma tradizionale del teatro, della situazione degli attori che si identificano nei personaggi e tendono perciò a sottrarsi alla dittatura del regista, del rapporto tra il testo scritto e la traduzione scenica e di tante altre situazioni legate alla rappresentazione teatrale.
Come si può facilmente intuire, Pirandello, dopo avere sottoposto i vari momenti della condizione umana (individuo, famiglia, società; la nascita e la morte; il vivere e il vedersi vivere; la solitudine; l’incomunicabilità, ecc.) alla scomposizione umoristica, cosa che continua a fare all’interno delle vicende della trilogia e quindi anche in "Sei personaggi in cerca d’autore", porta la sua analisi corrosiva anche sui modi stessi della realizzazione teatrale e in tal modo si ricollega all’avanguardia europea.
"Sei personaggi in cerca d’autore", oltre ad essere considerata per giudizio concorde della critica la commedia capolavoro di Pirandello, è anche la maggior opera del teatro italiano del Novecento. Essa, nel suo rappresentare il rapporto tra l’arte e la vita, è un po’ la cifra di tutta la creazione artistica pirandelliana in perenne contesa con l’infida e inafferrabile realtà, che sembra di continuo assoggettarla, ma ne resta in effetti profondamente lacerata. Con tale opera Pirandello divenne non solo il punto di riferimento del teatro italiano e straniero, ma anche una delle coscienze più alte del nostro tempo.
©DeniseInguanta
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