Domenica 17 aprile gli elettori italiani saranno
chiamati a votare un referendum per decidere se vietare il rinnovo delle
concessioni estrattive di gas e petrolio per i giacimenti esistenti entro le 12
miglia dalla costa italiana.
Si
tratta del cosiddetto referendum “No-Triv”.
Per la prima volta gli italiani saranno chiamati a
votare a un referendum richiesto dalle regioni, invece che tramite una raccolta
di firme. Le regioni che hanno chiesto il referendum sono: Basilicata, Marche,
Puglia, Sardegna, Veneto, Calabria, Liguria, Campania e Molise.
Il referendum, quindi, non riguarda il divieto di
effettuare nuove trivellazioni, che sono già vietate entro le 12 miglia e
continueranno a essere permesse oltre questo limite anche in caso di vittoria
dei sì.
L’esito del referendum sarà valido solo se andranno
a votare il 50 % più uno
degli aventi diritto al voto.
Nel referendum si chiede agli italiani se
vogliono abrogare la parte di una legge che permette a chi ha ottenuto
concessioni per estrarre gas o petrolio da piattaforme offshore entro 12 miglia
dalla costa di rinnovare la concessione fino all’esaurimento del giacimento.
Gran parte delle 66 concessioni estrattive
marine che ci sono oggi in Italia si trovano oltre le 12 miglia marine,
che non sono coinvolte dal referendum. Il referendum riguarda soltanto 21 concessioni che invece si trovano entro questo limite.
Una vittoria dei sì al referendum impedirà l’ulteriore
sfruttamento degli impianti già esistenti una volta scadute le concessioni.
Secondo i vari comitati “No-Triv”, appoggiati dalle nove regioni
che hanno promosso il referendum e da diverse associazioni ambientaliste come
il WWF e Greenpeace, le trivellazioni andrebbero fermate per evitare rischi
ambientali e sanitari. Alcuni aderenti ai comitati per il Sì hanno anche
parlato dei danni al turismo che avrebbero arrecato le piattaforme. La ragione
principale del Sì è dare al governo un segnale contrario all’ulteriore
sfruttamento dei combustibili fossili e a favore di un maggior utilizzo di
fonti energetiche alternative.
Contro il referendum è stato fondato il comitato “Ottimisti e razionali“, che sostiene che continuare l’estrazione di gas e petrolio offshore è un
modo sicuro di limitare l’inquinamento; l’Italia estrae sul suo territorio
circa il 10 per cento del gas e del petrolio che utilizza, e questa produzione,
secondo il comitato del No, ha evitato il transito per i porti italiani di
centinaia di petroliere negli ultimi anni.
Il referendum, a differenza di ciò che avviene di solito,
ha calamitato l’attenzione della maggior parte degli Italiani che,
sensibilizzati verso i problemi dell’inquinamento e il rispetto del mare,
appaiono sempre più convinti dalle ragioni del Sì.
©DeniseInguanta
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