venerdì 20 febbraio 2015

ALESSIA BOTTONE: "MAI ARRENDERSI" E' IL MESSAGGIO DEI MIEI LIBRI

Alessia Bottone è una giovane scrittrice di Verona, determinata e molto loquace. Sa bene cosa rispondere quando si parla di giovani e occupazione. Sostiene che bisogna essere uno stalker del lavoro se si vuole trovare un impiego stabile.
Ha una laurea specialistica in Istituzioni e Politiche della Pace e dei Diritti Umani ed è stata in Irlanda, Francia, Spagna, Costa Rica, Svizzera e Belgio maturando numerose esperienze professionali.
E' una blogger e ha all’attivo la pubblicazione di due libri: “Amore ai tempi dello stage. Manuale di sopravvivenza per coppie di precari.”, edito da Galassia Arte, e “Papà mi presti i soldi che devo lavorare?”, edito da Kowalski. Due libri che hanno suscitato molto interesse da parte della tv e della stampa nazionale, oltre che grande riscontro da parte dei lettori.

Alessia Bottone
Alessia affronta, con ironia e intelligenza, i temi del rapporto di coppia ai tempi della crisi e della ricerca rocambolesca di un posto di lavoro nel momento storico attuale, caratterizzato da un dilagante precariato. 
Eppure l’autrice non si sconforta, non perde la voglia di sorridere e di lottare. 
Così, quando ci sentiamo, mi parla confidenzialmente del suo desiderio di continuare a sognare e ad avere entusiasmo e fiducia nel futuro.  
In effetti, di Alessia ti colpisce subito la sua grinta e voglia di fare; caratteristiche con le quali riesce a trasmettere grande positività.

Dopo la laurea quale carriera professionale speravi di intraprendere?
Il mio sogno era quello di lavorare per organizzazioni non governative internazionali che si occupano di immigrazione, profughi e violenza sulle donne. L’idea era quella di andare all’estero, magari in Africa o in Asia.

Ti aspettavi che il tuo ultimo libro “Papà mi presti i soldi che devo lavorare?” avesse tanto successo? 
In realtà, anche se la stampa e la televisione ne hanno parlato tanto, non ho ben capito se ha davvero avuto tanto successo. Sai, solitamente uno scrittore non riesce a rendersi effettivamente conto. Spero che il mio messaggio sia arrivato a tanti ragazzi come avrei voluto e mi fa piacere quando qualcuno mi dice: “L’ho letto e mi ha fatto sognare!”. Se me lo aspettavo? No, ma speravo di diffonderlo il più possibile.

Pensi che in Italia essere persone preparate nel proprio campo professionale a lungo andare ripaghi o da noi la meritocrazia è soltanto una chimera? 
Noi trentenni siamo figli di una generazione che si è rimboccata le maniche per permetterci di studiare e garantirci un futuro; siamo pieni di aspettative ma ci portiamo dietro tanta frustrazione. Purtroppo da noi la meritocrazia non esiste. Siamo una generazione sfortunata. Abbiamo tanta voglia di fare ma riceviamo troppe porte chiuse in faccia.

Tu hai viaggiato molto. Trovi che i nostri giovani connazionali siano più pigri nel cercare di costruirsi una valida carriera professionale all’estero, rispetto ai loro coetanei dei Paesi in cui sei stata?
Mi rendo conto che gli italiani che vanno all’estero spesso tornano senza avere imparato nulla; non si integrano, non imparano la lingua, stanno tra i connazionali senza tentare di acquisire il più possibile nuove idee da quei luoghi. Naturalmente ciò riguarda solo una parte di italiani, ce ne sono altri che hanno ottenuto grandi successi. Si sbaglia l’approccio. Bisogna crearsi un network, quando si è fuori, che ti permetta di rimanere all’estero.

Se dovessi dare un consiglio ai giovani del nostro Paese diresti loro che è meglio andare o è meglio restare?
Bella domanda! (sorride) E’ difficile rispondere. Sarebbe impossibile andare via tutti. Inizia ad essere problematico farci accogliere all’estero, ma è difficile anche restare.

Stai per scrivere un terzo libro? 
Si, attualmente sto scrivendo un altro libro, compatibilmente con gli impegni legati al mio lavoro. Per adesso, comunque, è solo una bozza.

Come ti vedi tra qualche anno? 
Spero che la mia situazione migliori rispetto a quella attuale e soprattutto mi auguro di conservare l’entusiasmo e la fiducia nel futuro. Purtroppo più si cresce più è difficile continuare a sognare. 
©DeniseInguanta




























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