Ci
avviciniamo al “Giorno dei morti”, quel 2 novembre che tutti aspettiamo, forse
più come momento di riposo – per chi può permetterselo – che come ricorrenza da
dedicare ai defunti.
Il
2 novembre ha sempre avuto un fascino particolare su di me perché l’ho reputato la prima tappa verso quel magico Natale tanto atteso, ma anche perché,
da bambina del sud, ho vissuto questo giorno con la gioia di sapere che i miei
cari estinti mi avrebbero portato doni e dolci a volontà.
In
questo giorno, infatti, è abitudine in alcuni luoghi fare dei regali ai
bambini, giochi che, secondo la tradizione, vengono portati dai “morti” che si
scomodano dai loro ameni luoghi per portare una testimonianza d’affetto ai propri
cari.
Certo
è che questi miei parenti venuti dall'oltretomba dovevano conoscermi proprio
bene, visto che ogni anno erano soliti portarmi i giochi che desideravo tantissimo e, inoltre, i dolcetti che gustavo con grande soddisfazione per il palato.
E mi
conoscevano talmente bene che anziché consegnarmi i dolci tipici di
questa festa – i cosiddetti “pupi di zuccaro”, personaggi della tradizione
siciliana realizzati e decorati in zucchero colorato – mi portavano cioccolati,
consapevoli del fatto che vado matta per quest’ultimi e detesto, invece, la
glassa troppo zuccherina.
Ricordo
ancora l’attesa notturna nella vana speranza di vedere arrivare un mio parente,
volato in cielo, con un cadeau tanto agognato. Ma non era solo il regalo che mi
teneva in questo stato adrenalinico, era piuttosto il desiderio di parlare con qualcuno che potesse raccontarmi del posto misterioso in cui era
andato ad abitare; luogo di cui, per la mia natura coraggiosa, non avevo mai
avuto paura. Volevo capire cosa era davvero quell'aldilà, di cui avevo sentito
parlare dagli adulti e nei film horror, che tanto mi piacevano e che ero solita
guardare di nascosto dai miei genitori che me lo avrebbero proibito.
Ricordo
ancora, tra i tanti regali ricevuti, un meraviglioso telefono fisso rosso, un
giocattolo che, ben lontano dai moderni cellulari, mi aveva comunque aiutato a
sviluppare la fantasia, tenendomi impegnata in chissà quali conversazioni
immaginarie. Quando il giocattolo andò perduto provai grande dispiacere poiché mi
sentii isolata dal mondo, un po’ come avviene quando non vi prende il
cellulare.
Difatti
non incontrai mai nessun defunto e non vidi nessuno dei miei cari estinti ai
piedi del letto. Ma la routine annuale del 2 novembre non perse il suo
fascino, nonostante, in fondo, non credetti mai alla storia dei morti, che sicuramente non si scomodano dai
loro luoghi tranquilli per raggiungerci in questo caotico e traballante mondo.
Che
poi ne avvertiamo la presenza è un fatto positivo perché vuol dire che li
amiamo e li ricordiamo sempre, nonostante il tempo che passa.
Questa
corrispondenza di amorosi sensi, o forse soltanto una diffusa tradizione, ci
induceva e ci induce tuttora a recarci al cimitero per salutare, ancora una
volta, chi abbiamo tanto amato. Per noi bambini era anche il modo per
ringraziare i defunti che ci avevano fatto visita nei nostri comodi letti per
dimostrarci affetto con dolci e doni.
Oggi ci siamo un po’ tutti americanizzati e la ricorrenza dei morti sta lasciando,
purtroppo, posto a Halloween. I bambini non aspettano più nelle loro case i
defunti che amorevolmente li vanno a trovare portando gradevoli leccornie ma
preferiscono uscire, qualche giorno prima, per le strade a strillare “dolcetto
o scherzetto”.
Che
peccato non potere più tornare bambina per rivivere i sapori, gli odori e le
attese del “2 novembre”! Come sarebbe bello se anche oggi gli adulti diffondessero tra i bambini l’amore e il rispetto per il passato, per i ricordi e per le tradizioni,
rappresentati dai defunti, da chi tanto abbiamo amato in vita e che ancora costituisce una parte importante di noi! Che poi non siano mai stati davvero i cari defunti
a venirci a trovare poco importa. Ciò che conta è l’affetto sincero che
ci lega a chi non c’è più - così come veniva tramandato nella società
rispettosa di una volta - e la magia dell’attesa di un giorno che a noi bambini
regalava tanta gioia e la possibilità di sviluppare l’immaginazione; un’immaginazione
che oggi, in una società dove il consumismo regna sovrano, rischia di essere
soffocata dal peso eccessivo di videogiochi, computer e cellulari
all'ultima moda.
©DeniseInguanta
Nessun commento:
Posta un commento