venerdì 26 giugno 2015

L'ETERNA DANZA DEL "SATIRO"

"Ti trovi al suo cospetto all'improvviso ed è meraviglioso nella sua eterna danza, rapito in un'estasi senza fine. Contemplare il "Satiro danzante" è un'emozione unica che si ricorda per sempre."

Il "Satiro danzante" è una statua bronzea, prodotto originale dell'arte greca di epoca classica o ellenistica.
La scultura rappresenta un sileno, essere mitologico facente parte del corteo orgiastico del dio greco Dioniso.
L'opera, di dimensioni superiori al vero, pari ad un modello in posizione stante di circa 2.5 metri di altezza, è attualmente ospitata presso l'omonimo museo di Mazara del Vallo, in provincia di Trapani.
La storia del ritrovamento della statua del sileno danzante inizia nel 1997, quando il peschereccio "Capitan Ciccio", appartenente alla flotta marinara di Mazara del Vallo e comandato dal capitano Francesco Adragna, casualmente, ripesca dai fondali del Canale di Sicilia una gamba di una scultura bronzea. Nella notte fra il 4 e il 5 marzo 1998 lo stesso peschereccio riporta a galla, da 500 metri sotto il livello del mare in cui era adagiata, gran parte del resto della scultura, perdendo nel recupero un braccio. Il reperto viene acquisito dalla Regione Siciliana e consegnato al Museo Civico cittadino.
Secondo Sebastiano Tusa (soprintendente del mare della Regione Siciliana) la nave che lo trasportava fece naufragio nell'area di mare tra Pantelleria e Capo Bon in Tunisia tra il III e il II secolo a.C.
Una datazione dell'opera al IV secolo a.C. è stata invece proposta da Paolo Moreno (Università di Roma Tre). Secondo essa la statua dovrebbe essere identificata con il "satiro periboetos", citato da Plinio quale opera del celebre scultore Prassitele. Al termine periboetos, normalmente interpretato come "famoso", "celebre", viene invece attribuito il significato di "colui che grida freneticamente", in base ad un passo di Platone, in cui lo troviamo come epiteto riferito al dio Ares.
Eugenio La Rocca (all'epoca sovraintendente ai beni culturali del comune di Roma), ritiene invece che l'irruenza del movimento della figura del satiro, che spezza l'armonia classica, sia meglio inquadrabile in epoca più avanzata, nel III-II secolo a.C.
Il Satiro è colto nel momento dell’estasi della danza orgiastica, ruotava sulla gamba destra impugnando i simboli del culto, nella sinistra il kantharos (calice per il vino) e nella destra la canna del tirso ornata da un nastro e coronata da una pigna, portava sulla spalla una pelle di pantera. L’abbandono del capo, la chioma fluente, le labbra socchiuse, la torsione del busto fanno pensare al delirio della danza vorticosa, sommata all’eccitazione del bere, in cui il danzatore andava in trance, fissando la pigna sul tirso e ruotando intorno a sé stesso fino alla perdita dei sensi. L’analisi stilistica della statua bronzea la fa attribuire ad un’opera di ambiente greco databile sul finire del IV secolo a.C. ed attribuibile alla scuola di un grande artista, Prassitele.
©DeniseInguanta 
fonte Regione Sicilia Assessorato BB.CC.



"Satiro danzante" 
Museo del Satiro, Mazara del Vallo (TP)
Foto ©DeniseInguanta
  


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