Quanti uomini nei nostri tempi, nella discrezione di una vita che può passare come ordinaria, compiono opere eccezionali, per abnegazione, altruismo e puro amore e di cui non ne veniamo quasi a conoscenza? Quanti sono di questi grandi uomini, quelli riportati dalle cronache, che per certi versi non sanno più discernere tra protagonismo e importanza reale, apparenza effimera e valore, se non un numero esiguo?
Invece l’Italia non è costellata di queste nobili anime, che ogni giorno si adoperano, si ingegnano per realizzare non solo i propri progetti, ma il bene, che dal singolo si espande alla famiglia sino a toccare l’intera comunità.Nel ricordo di Rodolfo, emerge un sentimento unanime e profondo: la gratitudine. È il ringraziamento di un'intera comunità per la sua figura, per una vita spesa a costruire, a donare e a insegnare, spesso con la sola forza dell'esempio. La sua è un'eredità fatta di azioni concrete e di un bene seminato con discrezione, i cui frutti forse devono ancora sbocciare pienamente. Il suo è stato un inno alla vita, fondato su due pilastri incrollabili: la famiglia e il lavoro. Non ha mai celato la profonda devozione per la moglie Francesca e la fiducia incondizionata nei figli, sentimenti che si affiancavano all'affetto per i fratelli e gli amici. La sua etica professionale era parte integrante di questo amore, un impegno che lo vedeva promotore instancabile del suo territorio, fiero del patrimonio culturale di Ripatransone e delle bellezze naturalistiche del Piceno.
Il suo legame con le radici era tangibile, simboleggiato dall'orgoglio di aver riacquistato la casa natale, la stessa che aveva visto venire alla luce i suoi genitori e i suoi nonni prima di loro. In questo gesto risiedeva la sua fede nel valore delle tradizioni e nella presenza benevola degli antenati, custodi del focolare. Il cerchio della sua esistenza si è chiuso simbolicamente in quella stessa camera dove era venuto al mondo, quasi a raccogliere un testimone passato tra le generazioni. Il suo viso, dai lineamenti seri, rifletteva un'interiorità retta e intransigente, capace però di aprirsi a un'inaspettata dolcezza. La sua precisione era proverbiale, di una vita vissuta con tale coerenza da far sì che la somma della sua data di nascita (27-02-48) coincidesse perfettamente con i suoi 77 anni.
Nei milioni di chilometri percorsi in cinquant'anni di carriera, non ha mai smesso di innovare la sua impresa e creare relazioni umane. Quando gli fu conferita l'Aquila d'Oro come Maestro del Commercio (nella foto il momento della consegna dell’onorificenza), la sua reazione fu di visibile emozione e sincera meraviglia, che qualcuno si fosse accorto di un impegno che, ai suoi occhi, era semplicemente il proprio dovere, da svolgere con riservatezza. Anche in quell'occasione, il suo pensiero andò ai figli, dei cui talenti si prodigava a parlare.
Il suo seme sta già fiorendo nel regno dei Giusti, dove lo si immagina tra i galantuomini che si sono distinti per alte qualità morali, perseveranza nella fede e puro amore. La luce che ora splende sul suo viso è un faro per chi lo ha conosciuto. È un ringraziamento per averlo avuto; anzi, per averlo ancora. Perché chi torna al Signore, continua a far parte della famiglia.
Con queste parole Mario Vespasiani ricorda il padre Rodolfo.
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| Rodolfo Vespasiani |

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