Alessio Musella è uno dei massimi esperti nel campo della divulgazione dell’arte, i suoi eventi riscuotono sempre grande successo di pubblico e la comunicazione efficace che lo contraddistingue lo rende un vero e proprio guru nel settore.
Alessio Musella |
Hai una
formazione legata all’architettura. Com’è nato il tuo interesse per l’arte?
In realtà il mio amore
per l’arte parte dalla scelta del Liceo Artistico, poi dirottata verso il Liceo
Classico, perché ritenuto più completo dai miei genitori, che con il senno di
poi ringrazio.
Ero un discreto
disegnatore e l’universo che gira intorno alla parola “arte” l’ho sempre
trovato interessante, istruttivo e curioso, quindi non ho mai smesso di
dedicare del tempo allo studio e alle numerose visite a mostre e musei anche da
adolescente.
Finito il Liceo
Classico, mi iscrissi alla facoltà di Architettura , Politecnico di Milano,
dopo pochi mesi conobbi un architetto che da molti anni lavorava in Medio
Oriente, per l’esattezza in Arabia Saudita , e senza neanche accorgermene - in
realtà ho chiesto ovviamente consiglio ai miei - dopo soli due esami dati mi
sono trovato con un visto lavorativo e un biglietto aereo direzione Jeddah.
Nei successivi dieci anni
ho vissuto in Medio Oriente come interior designer, entrando in contatto con
molte realtà e culture, oltre ad aver lavorato in oltre dieci paesi in Medio
Oriente, grazie ai partner locali e all’architetto che mi ha fortemente voluto
con lui, nonostante io fossi acerbo professionalmente parlando, ma, a detta
sua, talentuoso. Ho lavorato in Africa, buona parte degli Stati Uniti, Sud
America e tutta Europa, quasi sempre per famiglie saudite.
Mai ho messo da parte
la passione per l’arte e, laddove possibile, cercavo sempre di inserire nei
progetti opere a seconda dello stile e delle location.
All’epoca posizionavo
un’opera all’interno di una stanza, oggi creo una stanza per posizionare un’opera.
Sei editore
di “Exit Urban Magazine”, una rivista molto nota che si occupa di arte in toto,
in particolare di musica, fotografia e design. In che modo una rivista può
comunicare l’arte?
Nel panorama editoriale
italiano non sono molte le riviste di riferimento quando parliamo di arte,
forse quattro, e comunque quasi tutte con impostazione classica, a parte “Arte
In” che nell’ultimo anno ha cambiato editore e direzione artistica, migliorando
il rapporto con gli utenti.
Una cosa è certa: se
vuoi ampliare il pubblico di riferimento parlando di arte, devi imparare a
entrare in punta di piedi nella quotidianità di quelle persone non vicine al
settore, per poi lasciare loro la possibilità di comprendere cosa piace, se
piace e perché piace. Con “Exit Urban Magazine” abbiamo optato per la semplicità:
solo quattro pagine, dimensione che ricorda per proporzione il vecchio 33 giri
e colori molto pop, il tutto legato ad una grafica riconoscibile; poco testo e
spazio alle immagini, lasciando al lettore la possibilità di approfondire online.
La scelta di essere un mensile cartaceo, criticata inizialmente da molti, si è
dimostrata invece vincente, addirittura in tanti collezionano le copertine e richiedono
i numeri arretrati, ovviamente ogni numero, dal primo del dicembre 2019
all’ultimo, sono scaricabili dal sito https://www.exiturbanmagazine.it/.
Sei un
vulcano di idee. Tra i tuoi tanti progetti professionali hai anche creato il
blog “Art and Investments” e una piattaforma di promozione online, www.artandshop.it,
che propone gli artisti worldwide. Ci spieghi meglio di che cosa si tratta? Quali
sono i risvolti legati all’uso di una piattaforma online quando si parla di
arte?
Il blog è nato per
poter inserire articoli e interviste legati ai protagonisti di musica,
fotografia ed arte, come in “Exit Urban Magazine”, ma lasciando molto più
spazio al testo, sempre coadiuvato da molte immagini e video, proprio per permettere
ai lettori di immergersi in pieno nella vita e nella creatività degli artisti.
Le domande sono volutamente
poco tecniche e aperte per permettere all’intervistato di scegliere come meglio
rispondere e soprattutto per avvicinarlo a nuovi fruitori senza muri legati a
terminologie a volte difficili.
Mi piace ricordare la
rivista “Interview” creata insieme ad altri due creativi da Andy Warhol nel 1969,
l’icona della Pop Art, ne era anche direttore artistico ed era proprio lui a
intervistare i protagonisti delle copertine e la prima domanda che era solito
fare, proprio per avvicinare le star al pubblico, era “Cosa mangi di solito a
colazione?” Domanda che può sembrare banale, ma di fatto abbatteva le barriere
tra personaggi famosi e fan.
Riguardo “Art &
Shop”, è semplicemente una neo nata piattaforma di promozione non legata alla
vendita, di semplice accesso, che mira a far conoscere le opere e gli artisti
inseriti ad un vasto pubblico costituito da galleristi, curiosi, amanti
dell’arte. A differenza di molte altre piattaforme, che funzionano bene e che
si occupano anche di tutto quanto gira intorno alla vendita di un’opera,
compreso spedizione, assicurazione, acquisto, etc., noi abbiamo scelto di
mettere direttamente in contatto artista e potenziale acquirente interessato,
lasciando a loro la libertà di procedere come meglio credono nel loro rapporto.
L’unica regola è che per rendere più interessante le opere l’artista non può inserirne
più di 3 per 15 giorni e per i primi 10 giorni il prezzo deve essere il 30%
inferiore a quello di mercato, i successivi 5 giorni torna ad essere a prezzo
pieno, per poi essere tolto e al massimo reinserito, se richiesto, con le
stesse modalità dopo 45 giorni, una sorta di black friday dell’arte. Sempre e
comunque puntando sulla visibilità data a chi decidere di essere presente, mai
sulla vendita.
Alessio Musella |
Sei un consulente
di comunicazione e marketing strategico e nella tua professione hai ottenuto
molti successi, inoltre per anni hai lavorato come interior designer in Arabia
Saudita viaggiando tra Stati Uniti ed Europa. Dunque conosci bene il campo
della comunicazione e hai anche uno sguardo completo sul mondo. Qual è il miglior
modo per comunicare oggi l’arte in modo universale?
Sicuramente per poter
divulgare al meglio l’arte è necessario avere ben chiari alcuni semplici punti.
È importante avere un
proprio sito intuitivo, semplice e istituzionale tradotto almeno anche in
inglese, una sorta di biglietto da visita; in questo caso l’ideale sarebbe un
dominio con il proprio nome e cognome, o nome d’arte, facile da trovare per
fare capire meglio chi siete, ovviamente con la possibilità di accedere ai vari
social, che vanno curati o fatti curare in modo professionale, ricordando
sempre che non conta la quantità di inserimenti ma la qualità.
Sicuramente scegliere
con cura le mostre alle quali partecipare, visitare le fiere e interagire con
artisti internazionali, non avere timore di fare domande, pianificare ogni anno
le attività da portare a termine e gli obbiettivi.
Non ultimo, dopo un’adeguata
analisi di mercato, non disdegnare di entrare su qualche piattaforma che
garantisca, come prima citato, non le vendite - nessuno ha la bacchetta magica
- ma la visibilità.
Un buon curatore e un
consulente di comunicazione non guasterebbero, infatti in troppe occasioni gli
artisti vengono abbindolati con proposte commerciali che poi si rivelano
costose e per nulla efficaci, quindi confrontarsi sempre, prima di investire, con
chi è preposto ad analizzare le varie situazioni.
Rilasciare interviste è
sempre una buona opportunità per farsi conoscere e la presenza su riviste di
settore, anche se può sembrare una prassi di vecchio stampo, serve sempre.
In questo periodo di
pandemia un aspetto positivo c’è stato: molti sono stati obbligati a
confrontarsi con il mondo mediatico e questo ha semplificato il modo di
divulgare l’arte.
Alessio Musella |
Organizzi eventi
artistici di successo, lo dimostra l’attenzione di pubblico e di critica che
destano le tue mostre. Qual è il tuo segreto? È replicabile da altri professionisti
del settore che vogliano seguire i tuoi consigli oppure è qualcosa di
assolutamente personale?
Ognuno ha il suo stile,
tutto è replicabile o copiabile, se qualcosa funziona perché non seguirlo.
Alla base di ogni
progetto ci deve essere un obbiettivo, un buon prodotto da mostrare e adeguate
capacità comunicative per non puntare solo sulle visite live a una mostra, ma
per renderla fruibile worldwide attraverso video, immagini, virtual tour, senza
sottovalutare l’importanza di un ottimo ufficio stampa.
Ultimo, ma non ultimo:
rispettare il lavoro altrui, riconoscerlo, ringraziare e scegliere un team del
quale ti fidi.
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