È uscito in libreria "Storia di un numero" dello scrittore pavese Davide Rossi, edito da Rossini Editore.
L'autore ha parlato della sua ultima fatica letteraria ai nostri microfoni.
Del romanzo ne avevamo parlato anche qui.
Qual è stato l’input che ti ha spinto a scrivere questa storia?
“Storia di un numero” nasce dalla scrittura di un racconto per un concorso letterario. Quando iniziai a scrivere il testo non avevo la minima intenzione di fare un romanzo, anzi. Ai tempi stavo promuovendo il mio primo libro, “E alla fine c’è la vita”, e non avevo programmato nulla. Durante la stesura di quel racconto, mentre facevo ricerca su internet e sui quotidiani sui flussi migratori, argomento del bando, raccolsi una mole tale di materiale, idee e storie che non potevo limitarmi a scrivere un racconto di 7000 caratteri. In quel preciso istante è nato il romanzo.
Come ti sei preparato per trattare questo argomento così delicato, eppure tanto attuale, relativo proprio alla migrazione di molti giovani provenienti dall’Africa?
Ho fatto una ricerca sul campo, durante la quale mi è capitato di conoscere persone che avevano attraversato l’Africa seguendo le terrificanti rotte disegnate dai trafficanti. Non è mai facile interfacciarsi con queste persone, la diffidenza è molta e noi abbiamo contribuito ad acuirla. In ogni caso, una volta che si è riusciti ad abbassare l’inevitabile barriera eretta, il racconto è sempre monco, scevro dei particolari infernali che hanno vissuto. Per questo motivo molto di ciò che ho raccontato è frutto della ricerca condotta tramite documenti e libri.
Parlaci di Kenny, il protagonista del tuo romanzo. Facci affezionare a questo personaggio.
Kenny ama studiare, per lui, in primis, significa estraniarsi dalla contemporaneità che vive, farsi trasportare in altri mondi, lontani dal presente drammatico del suo stato. Per lui è anche una sorta di rifugio: leggere e studiare gli permettono di costruirsi un fortino intorno a sé, consentendogli non solo di sopravvivere, ma di vivere. Questa sua necessità di vita che lo spinge a mollare tutto e partire. Non è solo un on the road, per certi versi, romantico, ma è soprattutto il viaggio verso un mondo inesplorato. Tutto per lui sarà nuovo: amore, terrore, amicizia...
Quali sono gli episodi più toccanti del libro?
Credo la morte della adorata zia. Lì ci ho messo qualcosa di mio. Purtroppo scrivere è anche questo, anche quando racconti dimensioni lontane, qualcosa di tuto emerge e condiziona la tua scrittura. Però credo anche il viaggio in auto che porta al mare, quando dal finestrino Kenny osserva il cielo; infine il viaggio in mare. Quella parte, riletta dopo tempo, mi ha chiuso lo stomaco e formato un nodo alla gola.
Qual è lo scopo del tuo romanzo, che peraltro tratta un tema così delicato?
Vorrei far comprendere come tutti noi, per i più svariati motivi, potremmo essere Kenny. Lui potrebbe essere il figlio di chiunque, un giorno potremmo essere noi, o un nostro parente, a dover scappare in un’altra terra, abbandonando tutto. Saremmo indifferenti se ciò che subisce Kenny lo subisse un nostro conoscente? Finiamola di ragionare sui numeri, iniziamo a ragionare sulle storie che si celano dietro a questi e sulle tragedie che li investono per prevenirle e cancellarle.
Se dovessi consigliare la lettura del tuo libro come ne parleresti?
Si tratta di un “On the road” contemporaneo, in cui il protagonista non va alla ricerca di esperienze, ma corre affannosamente verso la luce cercando di lasciarsi alle spalle le tenebre che cercano di inghiottirlo. Intorno a lui una serie di personaggi che affollano una terra complicata e ruvida come quella africana. Tanti altri numeri, la cui esistenza è legata a un filo sottile. Un libro fondamentale per comprendere i motivi che spingono una persona qualunque a mollare tutto e a partire.
Stai già scrivendo il tuo prossimo romanzo? E se fosse in qualche modo legato alla terribile pandemia che stiamo vivendo?
Per il momento tutta la mia concentrazione è volta alla promozione del libro. Nel mentre, a breve, comincerò a dedicarmi alla revisione del mio terzo romanzo che avevo scritto prima dell’inizio della pandemia e che giace in un “cassetto” da un po’ di tempo. Non so se un giorno scriverò qualcosa sulla pandemia, attualmente l’argomento non mi ha ispirato storie. Forse un giorno, chissà… Anche perché oltre a tutto questo cerco di leggere, vivere e, naturalmente, scrivere.
Oltre a essere uno scrittore, ti occupi anche di cinema. Puoi accennarci qualcosa riguardo le iniziative che stai portando avanti in campo cinematografico?
Attualmente in realtà mi sono fermato e sono in attesa che nasca dentro di me il germoglio dell’ispirazione. Arriverà quel momento, spero di essere pronto a coglierlo e a far nascere qualcosa di interessante.
©DeniseInguanta
Davide Rossi |
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