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martedì 3 aprile 2018

"IL MONASTERO DEI DELITTI", CLAUDIO AITA PARLA DEL SUO THRILLER MOZZAFIATO


Lo scrittore Claudio Aita, figlio di emigranti, ha vissuto tra il Friuli e la Toscana, dove attualmente abita. 

È un esperto di Storia della Chiesa e Storia medievale, oltre che musicista, scrittore ed editore nel settore dei beni culturali. Ha collaborato con riviste di viaggio, cultura e storia locale. È autore di due testi di successo, "Viaggio illustrato nella cucina ebraica" e "Viaggio illustrato nella cucina islamica", sui rapporti fra religione e cultura alimentare. Negli ultimi anni ha scritto thriller di ambientazione storica e contemporanea, come "La città del male" e "Le colline oscure"
L'autore ci parla de "Il monastero dei delitti", il suo primo libro pubblicato con la Newton Compton. 




Claudio Aita





Il libro presenta riferimenti storici e religiosi molto accurati e una trama corposa, frutti evidenti di un lavoro certosino. Quanto tempo c'è voluto per scriverlo?
"Il monastero dei delitti" è un romanzo con una trama complessa e dietro c'è un notevole lavoro di ricerca e documentazione. Quanto tempo? Un paio d'anni almeno, a occhio e croce, se si comprende la necessaria fase delle riletture (e io ne faccio molte). C'è anche da dire che, mentre lo scrivevo, non ho potuto dedicare alla scrittura il tempo che avrei voluto. Purtroppo una vita complicata come la mia mal si concilia con la vita di uno scrittore. Speriamo che in futuro le condizioni migliorino. Mai disperare!

Nel thriller non c'è una figura femminile di grande rilevanza e le donne non vengono tratteggiate in maniera molto positiva, dalle candide monache, che tanto candide non sono, ad Eloisa, che si accontenta di avere un ruolo secondario nella vita del protagonista. Perché questa scelta?
Non c'è nessuna scelta consapevole al riguardo. Sicuramente questa impressione deriva dalla banale circostanza che nel medioevo i detentori del potere e i protagonisti della vita religiosa erano quasi sempre dei maschi. E poi, in verità, le figure femminili del libro non ricevono un trattamento diverso da quello dei personaggi maschili. In un mondo dal quale non nasce altro che male non esiste nessuno che possa definirsi un modello positivo, a prescindere dal sesso. Tutti hanno qualcosa da nascondere, qualcosa di negativo. E ciò vale anche per i due personaggi principali. Geremia è un uomo dedito all'alcol, un disperato schiacciato dai sensi di colpa per la morte di sua moglie. Il trecentesco Lamberto ha una macchia nel suo passato che continua a tormentarlo.
L'unico vero personaggio positivo, e questo contraddice quanto adombrato nella domanda, è un personaggio femminile. La giovane monaca Angelica, pur nella tragicità della sua vicenda, è una figura gigantesca. Ma, in un mondo cattivo e corrotto una figura così candida e sincera non può che finire schiacciata da una realtà dominata dall'empietà degli uomini.

Nel libro emerge un certo astio verso Firenze da parte del protagonista. È così anche per te, visto che hai esplicitamente dichiarato nel tuo sito che in Geremia Solaris c'è un po' di te?
Oddio, Firenze è una città che non può che suscitare sentimenti fortemente contrastanti. Un po' come la sua duplice natura di luogo di una bellezza senza eguali e di città che nasconde un'anima nera e malefica. Ne tratto, con molti esempi, nel libro. È successo, in una certa maniera, anche a me quando sono giunto in questa città come studente universitario. Avevo in mente una Firenze idealizzata, quella che avevo studiato sui libri d'arte con le sue incomparabili bellezze, i suoi monumenti, il fascino del paesaggio toscano. E mi sono ritrovato immerso nella Firenze del Mostro e di tutto il sottofondo che questa terribile vicenda ha portato alla luce.
Da questo punto di vista, in me c'è davvero un po' di Geremia Solaris e viceversa. Lo stesso termine “Solaris” è, in realtà, un toponimo, ovvero è il nome di una minuscola frazione del paese friulano dal quale provengo.
Geremia, comunque, ha bisogno di trovare una giustificazione, un colpevole per il suo fallimento e per i suoi guai. Firenze è il soggetto ideale. La città del male, un male assoluto.

La visione della religione e della Chiesa che emerge dal tuo libro è duplice: da un lato il buon Lamberto, che rappresenta la purezza della cristianità, dall'altro il perfido inquisitore Accursio. Quale visione preponderante della religione vorresti che venisse fuori al riguardo?
Personalmente ho una visione pessimistica della storia la quale altro non è che uno scandalo che continua da millenni, senza alcuna speranza che qualcosa possa davvero cambiare. La stessa storia della Chiesa, nonostante gli innumerevoli e sinceri tentativi, non esula da questa logica. Da una parte chi detiene il potere, dall'altra i poveri cristi. La Chiesa e la religione altro non sono che l'espressione della società del tempo.
Quello che vorrei che venisse fuori dalle pagine che scrivo è la storia di una grande, ennesima sconfitta, un quadro nel quale chi detiene il potere ecclesiastico assieme alle fasce più ricche dei laici, avrà sempre il potere su persone come Lamberto, Angelica e così via. È solo questione di soldi, nel Medioevo come ai giorni nostri.
Ma, soprattutto, vorrei che emergessero le vere figure di personaggi come Francesco d'Assisi (che infatti cito non a caso nel testo), ovvero di chi ha tentato di cambiare le logiche assurde di questo mondo e le sue immense ingiustizie. Francesco è uno sconfitto, un uomo che, in fin dei conti, si è accorto troppo tardi di essersi illuso, che il suo progetto non avrebbe mai potuto essere accolto così come voleva e che la sua stessa figura e il movimento da lui fondato erano stati semplicemente sfruttati dalla gerarchia per consolidare il suo potere. La sua è una figura tragica, la sua breve vita è stato un percorso di grande sofferenza. La storia di un tradimento. Distrutto il suo progetto, falsificata la sua biografia dopo la morte in modo da farne un personaggio più accomodante ai fini del potere cosa è veramente rimasto del suo messaggio? Pensiamo solo al fatto che gli inquisitori di Firenze, a pochi decenni dalla sua morte, saranno tutti francescani, frate Accursio Bonfantini compreso (che è un personaggio storicamente documentato). Che altro dire se non che il povero umile, mansueto Francesco è stato ucciso non una, ma innumerevoli volte. L'ultima in ordine di tempo a opera di Zeffirelli e Baglioni che ne hanno fatto un essere mellifluo tutto intento a parlare agli uccellini e a raccogliere fiori. Ovvero ciò che mai fu. Quando, nel libro si narra di Francesco, di frati “spirituali” che finirono imprigionati e addirittura sul rogo solo per seguire il messaggio originario del loro fondatore, e di tanti altri, vorrei che si pensasse a questo. E a tutti quelli a cui una storia e una giustizia sono sempre state negate.

Lamberto e Geremia, come li hai concepiti fin dall'inizio? Come due personaggi complementari o opposti?
Lamberto e Geremia sono due personaggi di grandi qualità anche dal punto di vista intellettuale. Due personaggi ripiegati su loro stessi e sui loro sensi di colpa. E che non possono che ammettere, in definitiva, la loro impotenza di fronte a un male più forte di loro. Entrambi si impegnano nella ricerca della verità che sta dietro all'apparenza delle cose. Ma, alla fine, sono costretti a chiedersi se davvero la verità valga la pena di essere conosciuta.
Alla domanda, quindi, risponderei senz'altro con “complementari” anche se non è stato il prodotto di una scelta consapevole. I due personaggi si sono sviluppati in maniera indipendente l'uno dall'altro. Ma, forse, un collegamento nella narrazione fra i due c'è.

“Geremia prese la giacca e scese in strada." E poi? Hai già pronto il sequel?
Proprio in questi giorni sto terminando di scrivere il secondo episodio dal titolo provvisorio “Il respiro del Moloch”. Seguirà la fase di decantazione del testo e di rilettura.
Ritroveremo Geremia Solaris protagonista indiscusso della vicenda, un anno dopo, un uomo sempre più in crisi e sempre più dedito all'alcol. Ma ancora una volta si ritroverà trascinato, suo malgrado, in una vicenda più grande di lui. Tutto inizierà con la scomparsa del giovane rampollo di una nobile famiglia fiorentina, un codice maledetto e la comparsa del simbolo di un'oscura e sanguinaria divinità semitica sui muri di Firenze a formare una mappa del terrore. Saranno gli ingredienti di un viaggio allucinato fra misteri millenari che attraversano la stessa Bibbia, credenze alchimistiche, complotti massonici e molto altro, compresa una discesa per scoprire ciò che si nasconde nei sotterranei di Firenze, una città più demoniaca che mai. Ciò che nel Monastero dei delitti era soltanto accennato, troverà qui la sua spiegazione e il suo completamento.
Geremia prenderà l'ennesima cantonata per una donna molto più giovane di lui. Una donna non bellissima, magari, ma molto colta e di grande personalità. Questa storia potrà funzionare, potrà fare uscire il nostro protagonista dal fango nel quale si trova? Oppure il fantasma di Sara, la moglie della cui morte si accusa, la farà finire? Spero di avervi incuriositi.





Per saperne di più: www.claudioaita.it












©DeniseInguanta
























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