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giovedì 9 novembre 2017

"TUTTO UGUALE A PRIMA", LA NUOVA FATICA LETTERARIA DI FEDERICO LI CALZI. IL "POETA DI CANICATTÌ" SI RACCONTA

Federico Li Calzi, il Poeta di Canicattì, torna in libreria con una nuova fatica letteraria dal titolo "Tutto uguale a prima"

Si tratta di una raccolta di 59 liriche che riflettono l'alta vena poetica e la profondità di pensiero del poeta che ha già all'attivo la pubblicazione di tre precedenti libri: le raccolte di poesie "Poetica Coazione" e "Dittologie Congelate" e il romanzo "Nove Periodico".
Adesso con "Tutto uguale a prima" torna a fare emozionare e riflettere i lettori.
Lo abbiamo intervistato chiedendogli di raccontarsi e di rivelarci di più su questa sua ultima raccolta di liriche.

Come nasce la raccolta di liriche "Tutto uguale a prima"?

Scrivo costantemente, soprattutto in versi, quindi dopo un certo periodo di tempo, considerando che dalla mia ultima raccolta di poesie “Dittologie Congelate” sono passati cinque anni, avevo queste liriche ed  erano la selezione di oltre cento poesie, che andavano proprio dal 2012 al 2016 e le ho raccolte in questa pubblicazione. Ovviamente deve essere l’autore ad avvertire quando un’esperienza letteraria si conclude per racchiuderla in un libro che è la summa di quell’esercizio poetico e che risulta omogenea per forma e stile e l’unità di questo canzoniere sta proprio in questi due fattori che si sono evoluti rispetto al passato, cioè si vanno modellando nel tempo sotto la penna, mentre gli argomenti dominanti rimangono uguali. Nello scrivere sento la stanchezza nella forma no nel contenuto, nello stile e non nell’argomento, per questo la scrittura per me è un continuo evolversi di stile. Una nuova pubblicazione non deve contenere una poesia datata, ad un occhio attento salterebbe subito fuori la frattura stilistica. Sarebbe come barare; un libro è  la chiusura di una esperienza, una testimonianza nel corso dell’evoluzione di uno scrittore.

Ricordando il titolo del tuo romanzo "Nove Periodico", libro che ebbi il grande piacere di presentare attraverso alcuni interventi critici, mi viene spontaneo chiederti se il 59, numero delle liriche della raccolta, ha un valore particolare per te.
No, il 59 è un numero casuale, sono le poesie che ho selezionato fra tutte quelle che avevo scritto in quest’arco temporale e quindi quelle che ho ritenuto meritevoli di pubblicazione.

A quanti anni hai scritto la tua prima poesia?
Credo a sette o otto anni. L’amore per la scrittura nasce con l’autore stesso, poi, ovviamente, il tempo, l’autocritica, l’esercizio costante modellano lo stile e la maestria di scrittura; avviene, quindi, una  trasformazione e evoluzione fino a raggiungere uno stile proprio, un ritmo e un’originalità che permette di distinguere un autore da altre concorrenti pronunce e avere un’identità che è la cosa che maggiormente conta in letteratura, soprattutto ai nostri tempi dove l’omologazione e la banalità dominano la scena poetica.

Quali sono i temi che affronti in questa ultima raccolta?
I temi delle mie poesie si alternano ma si ripetono e sono quelli che da sempre mi hanno portato a scrivere e mi tormentano: l’amore, la nostalgia, il ricordo, il rimpianto, la natura. Sono quei temi che in momenti diversi della mia vita mi fanno nascere un ritmo cui debbo  dare parola e soddisfare quel ritmo per trovare serenità, quasi fosse un rito.

Nuccio Mula ed Enrico Testa sono due docenti con vasta esperienza nella letteratura. Come nasce la collaborazione letteraria che vi lega?
L’intesa con il Prof. Mula nasce nel 2008 quando, dopo aver letto alcune delle mie poesie, che poi divennero il corpo di Poetica Coazione, mi ha incoraggiato a pubblicare. In estrema sintesi è stato il primo a credere in me, si è creato così un rapporto di stima reciproca che ci ha portato nel tempo al rispetto non solo in ambito letterario ma anche e soprattutto a livello umano.
Con il Prof. Testa tutto è nato, invece, dopo avergli inviato la mia prima pubblicazione “Poetica Coazione”, così è nato un dialogo letterario e culturale e a una collaborazione nel tempo.

L'immagine di copertina di "Tutto uguale a prima" rappresenta due innamorati sul tetto di un palazzo. È un'immagine molto romantica e suggestiva. Perché l'hai scelta?
Rappresenta, in estrema sintesi, la fragilità dell’amore ai nostri tempi: i due innamorati sul tetto di un palazzo, sull’orlo di un abisso, a dire che l’amore è sempre un rischio, simboleggiano proprio la precarietà dei rapporti odierni. 
In realtà non ho scelto l’immagine, fra tante che mi sono state proposte, piuttosto è stata una sintesi delle mie idee più quelle dell’Ingegnere grafico Umberto Cilia. Abbiamo volutamente creato quest’atmosfera romantica di un “amore liquido”.

Quanto il tuo essere siciliano influenza la tua scrittura in generale e ha influenzato questa ultima raccolta di poesie in particolare?
Se parli a livello stilistico credo che questo aspetto influenzi più la mia scrittura in prosa.
Amo più i narratori siciliani che i poeti. Sono per me dei punti di riferimento, Verga, Pirandello, Tomasi di Lamepedusa, Sciascia, Vittorini, Bufalino.
Per la poesia i miei punti di riferimento non sono altri, quindi credo che in questo mio ultimo lavoro a livello stilistico l’influenza degli scrittori siciliani sia irrilevante.
A livello di argomenti invece la mia sicilianità è sempre marcata.


©DeniseInguanta


























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