Il mondo è in
continuo cambiamento, ciò è dovuto alla proprietà della rete, alle crisi
finanziarie globali, alla dilagante povertà e ai flussi migratori.
La rete ha molti vantaggi ma anche effetti collaterali. Siamo passati dall’indigenza informativa all’opulenza informativa. La rete fornisce informazioni eterogenee, diversificate e contraddittorie. L’eccesso di informazioni impedisce la comprensione non più fornendo poche notizie ai cittadini, ma fin troppe, mettendoci in una condizione di confusione.
Viene inoltre minacciata la nostra vocazione democratica, ovvero una
democrazia di sorveglianza che si basa sulla presenza di cittadini informati ma
anche capaci di senso critico, responsabili nei confronti della società di cui
sono parte. Oggi, invece, il
cittadino è controllato (telefonate, connessioni, o i semplici cookie che
continuamente tracciano la nostra navigazione internet) ma non riesce ad
esercitare controllo.
Cosa limita la
democrazia di sorveglianza? Da una parte uno stato nazionale che non può
controllare le reti globali di informazioni e di potere. Dall’altro
l’appiattimento dell’opinione pubblica, sempre più uniformata e passiva anche a
causa dell’influenza dei media. Questi distruggono l’autonomia critica ma anche
l’impegno politico e culturale.
La società planetaria si è stratificata su tre livelli: quello dell’aristocrazia economica e del sapere legata al governo della città globale; quello del consumatore passivo di economia e di cultura; e quello di tutti gli emarginati, sia sul piano economico, sia su quello culturale.
L’attuale sistema economico
favorisce l’accumulo di risorse nelle mani di una élite super privilegiata ai
danni dei più poveri (in maggioranza donne). E l’Italia non fa eccezione se,
stando ai dati del 2016, l’1% più facoltoso della popolazione ha nelle mani il
25% della ricchezza nazionale netta.
Il nuovo potere è fondato
sulla tecnica e sull’economia. Esso è sovranazionale e globale ma in grado di
condizionare le politiche nazionali, finalizzato non al bene comune della
società ma al profitto economico. Si tratta di un potere invisibile e
impersonale, non localizzabile, ideologicamente fondato sul neo-liberismo,
perfino disattento alle istanze della giustizia sociale.
Vi è una dilagante
crisi economica, le cui cause sono sia esterne (riduzione
delle prospettive di crescita dentro e fuori l’Europa, le tensioni finanziarie
collegate alla crisi del debito sovrano, etc.) che interne (politiche di
bilancio restrittive finalizzate al risanamento del debito pubblico, etc.). A
ciò si aggiunge una crisi strutturale di competitività che appare da oltre un
decennio una caratteristica dell’economia italiana.
In Italia oltre una
persona su quattro è a rischio povertà o esclusione sociale. Sono persone che non
possono permettersi durante l'anno una settimana di ferie lontano da casa, che
non hanno potuto riscaldare adeguatamente la propria abitazione, che non
riescono a sostenere spese impreviste di 800 euro, che non potrebbero
permettersi un pasto proteico adeguato ogni due giorni. La Sicilia risulta
essere una delle regioni più povere d’Italia, preceduta in termini percentuali
solo dalla Basilicata; al contrario la Lombardia, l’Emilia Romagna e l’Umbria
risultano le tre regioni meno povere.
Altra importante
questione riguarda i migranti. Guerre, dittature, mancanza di opportunità
economiche e cambiamenti climatici sono tra i fattori che alimentano i circuiti
dei migranti. E modificano quotidianamente lo scenario geopolitico mondiale. Negli
ultimi decenni del secolo scorso questo movimento ha assunto nuove dimensioni e
prospettive, invertendo la propria direzione e interessando in particolare le
aree del Nord del pianeta, trasformate da paesi di emigrazione in mete di
destinazione per milioni di persone appartenenti alle aree più povere della
terra e attratte da prospettive di cambiamento.
Da questo insieme di
situazioni ne nasce un generalizzato sentimento di disagio esistenziale che può
essere sintetizzato con il termine tedesco “Unsicherheit”. Con questo termine
si saldano tre sfumature di significato: l’insicurezza lavorativa (flessibilità,
etc.), l’incertezza esistenziale (ad esempio l’acuita fragilità dei legami
interpersonali) e la vulnerabilità fisica ( innanzitutto in relazione ad atti
criminali). Il crescere di questo insieme di paure non sarebbe che il frutto
degli effetti combinati di individualizzazione e di globalizzazione. Il mondo
contemporaneo si presenta con caratteristiche del tutto diverse da quelle che
ci sono state rese familiari dagli studi della società moderna. I cambiamenti
sono talmente radicali, repentini, interdipendenti da produrre un senso diffuso
di inadeguatezza, incertezza, timore. In Italia serpeggia un profondo
sentimento di sfiducia nei confronti della politica e delle istituzioni. Queste
hanno perso credibilità e capacità di creare “solidarietà” con i cittadini. Da
ciò discendono opportunismo, rassegnazione, disinteresse per la cosa pubblica.
Ma non mancano trasformazioni
di carattere innovativo anche dal basso. Il sentimento di ingiustizia, sopruso,
oppressione e insopportabilità può sfociare in comportamenti creativi dei
singoli e dei gruppi. Si dà così corso a proposte innovative di mutamento
sociale che possono trovare effettiva realizzazione una volta realizzata la
trasformazione invocata.
©DeniseInguanta
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