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venerdì 10 aprile 2015

FRANCESCO SOGNA FULCI. IL GIOVANE REGISTA MIRABELLI GENIO E RISERVATEZZA DEL CINEMA HORROR

Un pomeriggio di marzo, come tanti altri vissuti con Francesco, fatti di caffè, lunghe chiacchierate e momenti di creazione artistica, diventa l'occasione per porgli qualche domanda specifica da trasferire in un pezzo da leggere e rileggere per far conoscere qualcosa in più su questo ragazzo all'apparenza così timido e riservato, ma con dentro tanta voglia di fare, di realizzare il suo sogno più grande: fare cinema, di un genere molto ambizioso, horror, come quel Lucio Fulci che tanto adora.
Ma Francesco, con quel suo sguardo così sfuggente e il suo aspetto minuto, non è uno sprovveduto e conosce l'impegno che serve per entrare in un mondo così difficile. Per questo non ha perso tempo e fin da ragazzino si è dedicato, videocamera alla mano, a fare le prime riprese. "E' un peccato che siano andate perdute" - mi confida dispiaciuto. 
Francesco Mirabelli
Per seguire la sua passione e prepararsi al meglio si è trasferito fuori, iscrivendosi al Dams e conseguendo presto la laurea. Ritornato nella sua città natale, si è nuovamente impegnato nel cinema, realizzando nel corso di pochi anni diversi cortometraggi e partecipando a numerosi festival dedicati. 
"Antitesi" (2012), "The horror of Bernard" (2013), "Edema" (2014) rivelano, con le loro sceneggiature così curate e l'abilità tecnica nella realizzazione, l'innato talento di questo ragazzo così introverso eppure così determinato.
Francesco ha all'attivo anche la realizzazione di diversi videoclip ed è stato redattore di due riviste nazionali: "Horror Show" e "Horror Mania". Si occupa anche, come redattore e webmaster, di "Horror Movie", un portale fondamentale per gli amanti del genere, presenta infatti oltre 2000 recensioni di film. "Ultimamente ho avuto poco tempo da dedicargli, - mi confida - ma adesso sono ritornato a lavorarci. Sto rilanciando il forum e ho cambiato la grafica"
Inizio a porgli amichevolmente qualche domanda in modo da non fargli avvertire l'inizio "dell'interrogatorio". Mi risponde inizialmente in modo teso, ma presto, inaspettatamente, diventa loquace e, come un fiume in piena, mi racconta di sé. 

Tu asserisci che hai amato il cinema horror da sempre. Ma ci sarà stato un momento in cui hai capito che avresti dedicato la tua vita a questa passione. Quando esattamente? 
Nel '98, all'età di circa 12 anni, feci amicizia con un ragazzino con il quale vedevo in tv ogni martedì i film di una rassegna horror. A quel punto mi appassionai al genere e cominciammo a girare con una videocamera brevi scene. Comunque, a quel tempo, adoravo già la letteratura horror e i fumetti splatter.
Spesso, a causa di assurdi pregiudizi senza fondamento, si pensa che chi faccia cinema horror sia una persona di cui diffidare. Ti sono mai capitati episodi che ti hanno fatto capire che anche nei tuoi confronti ci sono pregiudizi di questo tipo? Che cosa vorresti dire alle persone che, a causa dell'ignoranza, ti hanno rivolto attacchi di questo genere? 
In passato sono stato vittima di giudizi negativi da parte di persone, anche adulti, che mi giudicavano negativamente per via di questa mia passione. Talvolta c'è stato chi ha cercato di convincere i miei genitori che il mio amore per l'horror era malsano e che avrei dovuto omologarmi agli altri praticando solo calcetto e giochi simili. Ma io ho continuato per la mia strada e a chi mi giudica rispondo che i loro pregiudizi sono assurdi perché l'horror non è deleterio, semmai aiuta a esorcizzare le paure. Il cinema di questo genere è solo una grande passione e non può influenzare nessuno, neppure i bambini. Si tratta, infatti, di finzione, al contrario reputo più deleteri i telegiornali che mostrano la verità nella sua nuda crudeltà.
Visto che sei un regista horror e dovresti, in teoria, essere abituato a tutto, sarebbe interessante sapere se hai delle fobie particolari.
Ho diverse fobie. La prima è il timore della folla; solitamente evito di stare in luoghi troppo gremiti di gente. La seconda è la paura della solitudine. Infatti se è pur vero che spesso mi rifugio in luoghi solitari per riflettere, d'altra parte temo la perenne solitudine e l'idea di affrontare il futuro da solo. Mi sono accorto di questa fobia quando ero a Imperia per frequentare l'università; capii presto che mi mancavano tantissimo la famiglia e gli amici.
Sfatiamo anche il pregiudizio secondo cui i registi horror sono sempre cupi. Mi racconti della volta che hai riso di più?
Sì, hai ragione, si tratta di un pregiudizio perché la cupezza dipende dal carattere e non credo accomuni tutti i registi horror. Io, in realtà, ho un "sense of humor" particolare e spesso ho una risata spontanea in momenti in cui gli altri, invece, non ridono. La volta che ho riso di più è stata sicuramente un giorno in cui mi trovavo al cinema in compagnia del suo proprietario. In quella occasione lui fece delle battute che suscitarono in me grande ilarità.
Tu sei anche sceneggiatore, oltre che regista. Dove prendi l'ispirazione per le tue storie? 
Mi ispiro spesso a due grandi scrittori della letteratura horror, ossia Poe e Lovecraft, in particolare quest'ultimo. Ma l'ispirazione proviene anche dalle esperienze di vita. La scintilla creativa scatta all'improvviso e spesso l'idea per una nuova sceneggiatura nasce da una condizione mentale segnata dalla tristezza.
Qual è la tua frase preferita simbolo della tua identità? 
Si tratta di una frase di Lovecraft che mi ha sempre colpito e che spesso è presente nel retro dei suoi tomi: "Il sentimento più forte e più antico dell'animo umano è la paura, e la paura più grande è quella dell'ignoto". Questa frase ci spiega che la paura è tremenda e antichissima e che la paura più grande è quella per ciò che non si conosce, come la morte. Ciò che più sgomenta l'uomo è la consapevolezza di non sapere.
Qual è il cortometraggio a cui sei più affezionato e perché? 
Sono molto legato ad "Antitesi" perché è stata la mia prima esperienza sul set, anche se è stato un corto molto sofferto dal punto di vista della realizzazione delle riprese. Mentre il corto che mi ha lasciato più bei ricordi è stato l'ultimo, "Edema", che, sebbene sia stato molto travagliato per ciò che riguarda l'aspetto tecnico, mi ha consentito di fare un'esperienza meravigliosa a livello umano e di conoscere molte persone. Inoltre è stato distribuito da "Minerva" e questo per me è stato un ulteriore motivo di soddisfazione.
Sei in procinto di cominciare a girare il tuo primo lungometraggio, "Saphisme", di cui sei sceneggiatore e regista e che ci terrà tutti con il fiato sospeso. Come ti senti? E, soprattutto, cosa puoi rivelare in anteprima ai lettori di "Lettera D" su questo tuo nuovo, entusiasmante e importantissimo progetto? 
In realtà mi sento un po' teso perché si tratta di un progetto molto importante e devo fare fronte a numerosi problemi riguardanti la sua realizzazione. Il progetto è nato casualmente, dopo avere incontrato un'amica, anche lei sceneggiatrice, con la quale abbiamo deciso di abbozzare una sceneggiatura che parlasse di magia rossa. Le riprese cominceranno dopo l'estate. Il film sarà supportato da una produzione cinematografica romana e sarà distribuito in numerose sale italiane.
©DeniseInguanta

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