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mercoledì 18 maggio 2016

Fabio Fabiano, un poliziotto in noir

Poliziotto e scrittore, due punti di vista sulla realtà che si amalgamano e fondono perfettamente in un autore, Fabio Fabiano, che libro dopo libro avvince sempre di più il lettore lasciando scoprire di volta in volta nuovi aspetti del suo personaggio, ossia l'Ispettore Di Falco. 
Fabio Fabiano
Fabio Fabiano, esperto di Polizia scientifica ed attualmente sovraintendente capo alla squadra mobile della Polizia di Stato ad Agrigento, è impegnato nella lotta contro la criminalità organizzata.
Presiede l’Associazione Emanuela Loi, da lui fondata, che si dedica, tra le altre attività, ad un'opera di sensibilizzazione dei giovani contro la mafia. Conduce rubriche in una radio agrigentina e in due tv private, sempre svolgendo un'intensa attività volta alla diffusione della legalità.
Ha pubblicato diversi libri: Il Caso del Morto per Fortuna (2008), Cuore di Gesù (2009), 46909 serie dedicata all'Ispettore Di Falco (2010), Il Frutto della Corteccia (2013), Vittime di Mafia (2015).
"Foto dell'anima" Iris 4 Edizioni
A breve uscirà la sua ultima fatica, "Foto dell'anima" edito da Iris 4 Edizioni con la prefazione di Nuccio Mula, che vedrà l'Ispettore Di Falco impegnato ad affrontare un nuovo caso in cui un fotografo viene ritrovato impiccato nel bagno di un residence nella provincia agrigentina e affiorerà così l’insondabile mistero di una vita consacrata all'arte ma offuscata da demoni privati, sospetti politici e ombre spirituali.
Quando chiediamo a Fabio Fabiano di parlarci di sé accetta senza esitazioni, nonostante i suoi tanti impegni come uomo di legge e come scrittore.

Quando hai scoperto l'amore per la scrittura?
Si pensa che i poliziotti che fanno indagini passano il loro tempo in appostamenti e inseguimenti. In realtà io passo ore intere a scrivere rapporti e informative quindi posso dire che scrivere è il mio lavoro prioritario. Il piacere della scrittura viene nel momento in cui rileggi quello che hai scritto e ti garba, se poi ci sono degli estimatori allora la soddisfazione aumenta. Inizialmente ero un narratore, infatti raccontavo ai miei amici ciò che vivevo come poliziotto, i casi che concludevo, e apprezzavo il loro grande interesse. Allora ho pensato che potevo anche scrivere delle storie che se non vere potevano essere verosimili.

Com'è nato il personaggio dell'Ispettore Di Falco?
Inizialmente nel creare l’Ispettore Di Falco mi sono rifatto a un ispettore di polizia vero, cioè l’Ispettore Di Franco. Era il mio mito quando ero piccolo e poi da poliziotto, lavorando con lui, è diventato il mio mentore. Seguendo il suo modo di fare polizia ho capito che in questo mestiere è fondamentale l’esperienza, la conoscenza del territorio e della gente, la caparbietà e il chiedersi sempre il perché di ciò che accade. Di Falco si è sempre più avvicinato al mio modo di essere poliziotto e al mio modo di vedere fenomeni sociali e politici. Soprattutto nelle ultime opere Di Falco mi permette di scrivere il mio pensiero su alcuni temi molto discussi e complessi quali: immigrazione, etica, politiche criminali, eutanasia, omosessualità. Chi legge attentamente i miei noir spero possa cogliere le mie idee su questi fenomeni e, al di là della semplice storia poliziesca e delle quattro risate che si fa con Ombra, possa davvero trovare un momento di riflessione.

Ci sono elementi autobiografici sia nell'Ispettore Di Falco che nelle storie che racconti?
Prendo a piene mani dalla mia esperienza e dal mio mestiere di poliziotto. Certamente lo adatto, lo rendo più avvincente creando trame, intrecci e colpi di scena. Come mi piace dire in questi casi, lo “impupo.” Sarebbe davvero noioso leggere soltanto uno schematico rapporto di polizia, anche se spesso utilizzo questa tecnica per sintetizzare quello che è accaduto nel mio noir, scrivendo veri e propri rapporti, inserendo termini tecnici e giuridici.

Conduci programmi in radio e in tv e ti sei occupato di documentari, oltre a scrivere. Se non fossi in Polizia ti daresti completamente al mondo della comunicazione o si tratta solo di una passione?
Ho sempre detto che se non fossi entrato in polizia dopo il diploma liceale avrei tentato la carriera giornalistica. Fondamentalmente i due settori non sono molto differenti, in tutti e due i casi ci vuole molto mestiere e poi tanta curiosità e quella a me non è mai mancata. Non a caso molti dei miei più cari amici, che hanno iniziato con me nelle radio private, adesso sono giornalisti professionisti.

Hai già scritto il libro-inchiesta "Vittime di Mafia" con G. Joseph Morici. Scriveresti invece un romanzo a quattro mani? 
Lo sto già scrivendo. Io amo le collaborazioni. Ho sempre lavorato in gruppo e da poliziotto è sempre la squadra che vince, mentre nella scrittura ho iniziato da solo. La prima esperienza è stata con Gianni, nella quale abbiamo raccontato le vittime innocenti della mafia attraverso i loro familiari e le nostre ricerche. Adesso due nuove sfide: scrivere un noir con un mio amico giornalista e un libro su una cosca mafiosa favarese con un mio amico storico . Esperienze molto divertente ed interessante. Nel primo caso si tratta di un evento criminoso indagato da un poliziotto e poi visto e scritto da un giornalista. Io ed Ettore Zanca ci stiamo divertendo molto e questo penso che sia il bello della faccenda. A dire la verità temevo che Ettore mi mandasse a qual paese perché è difficile starmi dietro ma lui ha la pazienza di farlo. Lo ringrazio pubblicamente. 
L’altro libro sarà su una cosca mafiosa favarese. Con Gero Castronovo stiamo cercando di trarre gli aspetti fondamentali dell'evoluzione di questa consorteria cercando di distinguerla dalle associazione criminali che non sono di stampo mafioso. Un lavoro difficile perché abbiamo tanto materiale documentale da esaminare e dobbiamo trovare il modo di raccontarlo in maniera avvincente e senza fare pubblicità alla mafia, come succede spesso in questo genere di libri. Infatti ci siamo imposti di partire sempre dall'idea semplice ed immediata di Peppino Impastato: “la mafia è una montagna di merda.”

Quando trovi il tempo per scrivere, visto che fai un lavoro così impegnativo?  
Di solito la notte, la sera dopo cena o nei giorni di ferie. Mi dispiace per i miei familiari, per mia moglie e mia figlia che devono sopportare un marito e un padre sempre con i neuroni a lavoro per una nuova indagine o per il nuovo libro.

Quale consiglio daresti a chi vuole diventare uno scrittore? E a chi vuole entrare in Polizia?
Intanto consiglio a tutti di scrivere. Adesso si scrive molto di più; la comunicazione grazie ai social network avviene sempre di più per iscritto, mentre prima quasi esclusivamente in forma orale. A volte scrivere per se stessi ha una funzione catartica, per semplificare perché non amo i paroloni, serve per sfogarsi. Poi testate ciò che avete scritto sottoponendolo all'attenzione di amici e parenti sinceri ed in balse alla loro reazione decidete di scrivere per gli altri o scrivere per voi stessi. Vi avviso! Non scrivete perché pensate così di diventare ricchi, siete fuori strada. 
Il poliziotto è il mestiere più bello del mondo, non lo cambierei neanche per una paga superiore. Da quando avevo 18 anni ad oggi sono cresciuto con questo lavoro e non solo come peso ed età. Se dovessi scrivervi tutte le esperienze, gli arricchimenti umani, le brutture le bellezze, le atrocità, gli orrori, le vittorie e le situazioni familiari che ho vissuto non mi basterebbe un'enciclopedia. E poi, come dice anche l’Ispettore Di Falco, i soldi sono pochi ma le risate assai. Dopo 30 anni di carriera sono ancora entusiasta di questo lavoro e pronto a ricominciare giorno dopo giorno con la stessa voglia del primo servizio. Non voglio omettere il fatto che ci sono stati problemi e situazioni pesanti, ma se vivi con passione la tua esperienza tutto è superabile.

C'è un messaggio particolare che vuoi comunicare attraverso il tuo nuovo libro "Foto dell'anima"?
Questo è un noir pieno di messaggi e di spunti di riflessione e chiunque lo leggerà troverà ciò che più lo colpisce o interessa. Il poliziesco è solo un pretesto per riflettere sulle difficoltà riguardanti la tolleranza dell’omosessualità, anche se si analizzano pure altri aspetti: il valore della fotografia come arte, il coraggio di un uomo di vivere fuori da schemi già precostituiti nella sua vita pur di difendere pienamente i proprio ideali ed interessi, il controllo esercitato dai governi sui propri cittadini nella completa violazione della loro privacy per un ipotetico interesse riguardante la sicurezza nazionale. Infine il messaggio principe è che "ciò che appare spesso non è ciò che è nella realtà".

Ringrazio Denise Inguanta  per avermi dato la possibilità di scrivere di me e della mia attività di poliziotto e scrittore, in questa maniera mi è stata data l’occasione per riflettere e per cogliere aspetti che mi riguardano da me stesso sottaciuti.  
©DeniseInguanta





 
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