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venerdì 21 agosto 2015

SERGIO CALÌ, DALLA SICILIA A NEW YORK AL RITMO DELLE PERCUSSIONI

Sergio Calì, percussionista, solista, diplomatosi al Conservatorio di Palermo con 110, lode e menzione, si è esibito in festival e stagioni concertistiche in Italia e all'estero. Ha vinto numerosi premi nazionali e internazionali e insegna musica in accademie e conservatori.
Lo abbiamo incontrato in occasione della registrazione del programma "Lettera D" in onda su Teleacras.

Tutta la tua vita è caratterizzata da una grande passione per la musica, che è comune alla tua famiglia. Ricordi la prima volta che ti sei esibito in pubblico su un palcoscenico? Quando è stato esattamente?
Ho cominciato molto piccolo a fare musica. Penso che la prima volta che mi sono esibito in pubblico è stato proprio durante un saggio dell'asilo. Poi ho continuato ad esibirmi con mio fratello Michelangelo e i suoi amici al liceo. Da lì ho cominciato a fare delle manifestazioni musicali più importanti.
Sergio Calì

Da allora ne hai fatta di strada. Ti sei esibito a New York, in Germania, in Brasile, oltre che in Italia, con l'orchestra del Conservatorio "Vincenzo Bellini" di Palermo e l'orchestra del Conservatorio "Scontrino" di Trapani. Quanto è importante confrontare le proprie esperienze musicali con quelle di altri Paesi?
E' molto importante perché ti consente di conoscere delle particolarità musicali, tipiche di quei luoghi, che ti influenzano; a me è successo in Brasile con la samba e in Spagna con il flamenco. La conoscenza diretta del suono è indispensabile così come la condivisione delle esperienze che è un canale di formazione fondamentale. Penso che lo studio sia molto importante per chi fa musica ma altrettanto necessaria è la conoscenza diretta dei fenomeni musicali. I musicisti sono figli del talento ma anche delle esperienze differenti che si vivono entrando in contatto con culture musicali diverse.

Sei un percussionista. Perché proprio le percussioni? Cosa trovi di tanto affascinante in questo strumento?
La batteria fu il primo strumento regalatomi da mio padre e da allora ne sono rimasto molto legato. Penso che le percussioni emanino un'energia straordinaria, anche dal punto di vista visivo. Al Conservatorio ho seguito il corso di percussioni classiche ma in quel frangente conobbi anche gli aspetti più moderni di questo strumento che mi hanno consentito di seguire un percorso diverso da quello tipico dell'orchestra classica e di approcciarmi alla musica moderna.

Hai suonato per la Rai, per la Fondazione Teatro Massimo, per il Teatro Finocchiaro e per altre sedi prestigiose. Qual è l'esperienza professionale che ricordi con maggiore soddisfazione?
E' difficile ricordare un'esperienza in particolare perché ogni situazione vissuta mi ha lasciato un insegnamento importante e mi ha sollecitato a dare il massimo. Ciò vale sia quando mi sono esibito da solo che in un'orchestra. L'importante è restare sempre se stessi in qualsiasi esibizione e su qualsiasi palcoscenico.

Oltre a fare musica la insegni. Sei docente al Conservatorio di Palermo, all'Accademia Scarlatti di Palermo e segui i bambini dell'Orchestra Quattro Canti. Quanto conta la musica nella formazione di un individuo?
La musica è molto importante per la formazione dell'individuo perché aiuta a stare insieme, a socializzare e ad ascoltarsi l'un l'altro. La riforma del Ministero della Pubblica Istruzione ha inserito l'indirizzo musicale alle scuole medie e ciò ha consentito a molti ragazzini di avvicinarsi a questa forma d'arte. Io sto vivendo un'esperienza molto positiva con i bambini dell'Orchestra "Quattro Canti", che fin da subito si sono entusiasmati nel suonare gli strumenti. La musica ha un potere educativo formidabile e insegna a mettere dedizione in tutto ciò che si fa.

Hai ottenuto numerosi riconoscimenti, tra cui una menzione speciale al "Premio Nazionale delle Arti", un importante premio alla competizione nota come "Ibla Grand Prize" e hai vinto il "Concorso Internazionale Diapason". Qual è il premio a cui ambisci adesso?
Penso che si debba partecipare ai concorsi prima di tutto per mettersi alla prova e non è importante vincere. Attualmente non so quale premio mi piacerebbe ottenere. Dovrei pensarci perché è da un po' che non valuto la possibilità di prendere parte ad una competizione.

Si fa abbastanza in Italia per incoraggiare i giovani come te ad impegnarsi nella musica o consigli a chi ama questo settore di cercare maggiori opportunità all'estero?
Molti consigliano a me di andare via! Effettivamente l'Italia non offre molto sotto questo punto di vista e all'estero ci sono maggiori opportunità. Tuttavia grazie ad internet e ai social network si riesce ad avere un canale di comunicazione diretto che aiuta, se si ha talento, a farsi conoscere e ad avere un grande pubblico ai concerti. In generale, purtroppo, non tutti sono abituati a fare un abbonamento al teatro o a pagare i biglietti di un concerto e questo crea difficoltà a chi lavora in questo settore.

Quindi in Italia è ancora difficile vivere di musica?
Purtroppo sì, ma questa situazione difficile riguarda un po' tutti gli ambiti lavorativi. Se ci fosse un benessere generalizzato tutti i settori ne gioverebbero compreso la musica, il teatro e l'editoria. Naturalmente tutto dipende dal luogo in cui si vive perché in una grande città è più facile trovare un pubblico interessato a determinate forme di musica mentre nei piccoli centri ciò è più difficile.

Nel nostro Paese si tende a non riconoscere alla musica un valore culturale?
Sì, in generale è così. Ciò dipende anche dalla televisione che propone modelli culturali limitati e musica priva di grandi contenuti. In realtà esiste anche una piccola parte di persone che ascolta un tipo di musica più raffinata e sperimentale.

Come e dove ti vedi tra qualche anno professionalmente parlando?
Sicuramente continuerò ad insegnare e non abbandonerò il palco e la sala di registrazione. Non so con esattezza cosa farò ma di sicuro non voglio precludermi niente e restare aperto a tutte le possibilità che questo lavoro mi offre.

Ci sono dei brani che suoni spesso e che sono significativi nella playlist che caratterizza la tua vita?
Sì, ci sono dei brani che mi hanno accompagnato e con i quali mi sono esibito spesso come "A little prayer" che suono come bis nei concerti o "Crossover" che è un brano per tamburo che mi ha fatto vincere diversi concorsi. Altri brani sono quelli dei "Genesis", dei "Deep Purple", dei "Led Zeppelin" e dei "Pink Floyd". Mi piace anche collaborare con giovani compositori. Magari un giorno scriverò un brano che diventerà il mio cavallo di battaglia e che segnerà una tappa importante della mia vita. 
©DeniseInguanta 
Da "Lettera D", 7° puntata, in onda su Teleacras



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