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venerdì 19 giugno 2015

OSVALDO LO IACONO: "LA CHITARRA E LA DIDATTICA, LE MIE GRANDI PASSIONI"

Osvaldo Lo Iacono, chitarrista agrigentino, inizia la sua attività di musicista professionista a soli venti anni, accompagnando artisti internazionali. E' stato nel gruppo siciliano dei "Tinturia", con cui ha partecipato a sette tour nazionali e a diversi programmi televisivi su Rai e Mediaset. Tiene corsi di chitarra e seminari riguardanti il linguaggio jazz-rock e il mestiere del chitarrista in tutta Italia.
Lo abbiamo incontrato in occasione della registrazione del programma "Lettera D" in onda su Teleacras.


Hai iniziato giovanissimo l'attività di musicista come chitarrista al fianco di artisti come Arthur Miles. Ma a che età hai scoperto il tuo grande amore per la chitarra?
La musica è stata sempre di casa in famiglia. Mio padre era appassionato di musica e faceva radio e l'amore per la musica l'ho ereditato da lui.
Osvaldo Lo Iacono

C'è un chitarrista a cui ti ispiri o una musica in particolare?
Ho sempre amato un po' tutta la musica e cerco di trasferire questo vasto sentimento anche ai miei allievi. Ma se dovessi scegliere un chitarrista in particolare ti direi Jimi Hendrix.

Hai suonato per molti cantanti come Antonella Ruggero, Amii Stewart e Simona Molinari. Qual è l'esperienza che ti ha arricchito di più a livello professionale e personale?
Tutte le esperienze ti lasciano qualcosa e ti insegnano a fare bene il mestiere del musicista, un mestiere fatto di alti e bassi con collaborazioni più o meno importanti che comunque ti lasciano sempre qualcosa di positivo e arricchiscono il bagaglio professionale.

Per diverso tempo hai fatto parte dei "Tinturia", incidendo tre dischi tra cui "Nati stanchi" che è la colonna sonora dell'omonimo film di Ficarra e Picone. Quanto è importante il connubio musica-cinema? Quanto contribuisce una buona scelta musicale al successo di un film?
Sicuramente molti film sono legati alle produzioni musicali che ne hanno fatto da sfondo; pensiamo ai grandi classici degli anni '50 o '60 con i film di Sergio Leone e le musiche di Ennio Morricone. Ma la musica è un veicolo che senza filtri può dare delle emozioni, anche diverse da persona a persona. Reputo fondamentale il legame  tra musica e immagini. Grazie all'esperienza con i Tinturia e con Ficarra e Picone ho avuto modo di toccare con mano il legame indissolubile non solo tra musica e cinema, ma anche tra musica e teatro.

La musica è una forma di comunicazione. Può esprimere il proprio stato d'animo e trasmettere messaggi in modo più incisivo della parola?
Sicuramente. Inoltre, non presentando un linguaggio di decodifica specifico, può influenzare persone di qualsiasi ceto e razza. Ciò ci assicura a livello internazionale grandi scambi artistici, basta pensare alla musica nera e alle grandi orchestre multirazziali. Tutto questo ti fa capire anche l'importanza della contaminazione.

Oltre a fare musica la insegni. Sei responsabile dei corsi di chitarra in un centro di musica moderna, Areastudio, tieni in tutta Italia seminari riguardanti il mestiere del chitarrista e il linguaggio jazz-rock e scrivi su Axe, una rivista nazionale di tecnica chitarristica. Quanto è importante fare appassionare i giovani alla musica?
Per me è stato sempre un obiettivo. Con Areastudio, che è una scuola di musica moderna, ho coronato un sogno perché amo insegnare e penso che la didattica vada fatta con passione perché gli allievi lo percepiscono. Ma mi piace insegnare in generale, infatti sono anche un docente di scuola primaria. Inoltre tramite la rivista Axe e i seminari che tengo in giro per l'Italia posso portare la voce della Sicilia in giro.

Quanto conta il talento e quanto conta invece lo studio per chi decide di intraprendere la carriera di chitarrista?
Sicuramente lo studio porta i suoi risultati ma il talento è quel qualcosa in più che nessuno può insegnarti e che hai nel dna fin dalla nascita. Dispiace trovare dei ragazzi molto volenterosi che però non hanno grande talento, d'altro canto capita spesso che ci siano ragazzi bravissimi ma che non hanno molta voglia di studiare. Conoscere bene la tecnica senza però avere talento non porta a grandi risultati e non riesce a tirare fuori la vera anima del musicista.

L'Italia offre realmente grandi possibilità a chi decide di fare della musica il proprio mestiere?
Fino a qualche anno l'attività di musicista non era vista come professione, fatta eccezione per la musica classica. Negli ultimi anni, invece, le cose sono cambiate e anche il conservatorio si è aperto alla musica moderna. Tutto ciò sta incoraggiando i giovani a prendere un titolo di studio spendibile in campo musicale. E' comunque molto importante conciliare lo studio accademico con l'esperienza sul campo.

Spesso, nel nostro Paese, si tende a sottovalutare l'importanza culturale della musica moderna, mentre in realtà anch'essa è una forma d'arte. Cosa ne pensi?
La musica come forma di arte segue l'evoluzione dei tempi e quindi anche il Conservatorio si sta aprendo alla musica moderna. Purtroppo da noi la musica non sempre viene vista come forma d'arte, anche se lentamente cominciano ad esserci delle aperture su questo fronte. In America le lauree in musica esistono da molto tempo, da noi, invece, stanno nascendo in via sperimentale solo in questi anni. Speriamo che continuino ad esserci sempre più progressi in questo campo in modo da riconoscere il valore culturale anche della musica moderna.

Se ti chiedessi di raccontare la tua biografia attraverso una playlist di brani musicali quali sceglieresti?
Per me è impossibile farti un elenco di canzoni perché amo tutta la musica, anche se la musica blues ha pervaso in modo particolare la mia formazione. Vorrei invece esortare le persone a non avere pregiudizi verso tutte le forme musicali che ci vengono proposte perché anche un piccolo particolare può essere fondamentale per la nostra formazione.
©DeniseInguanta 
Da "Lettera D", 4° puntata, in onda su Teleacras


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